Che senso ha l’Arena Abatese per chi non gioca?
Una domanda che può sembrare strana, ma che è del tutto lecita. A poche ore dalla chiusura delle iscrizioni per il torneo vogliamo darvi la risposta, trovata anche con l’aiuto di Stefania Manzo, una delle organizzatrici dell’evento. E convincervi che sì, l’Arena ha senso anche per chi non gioca! Ecco perché…
Si sono chiuse da poco le iscrizioni per l’Arena Abatese. L’evento che porta sabbia e volley a Sant’Antonio Abate torna dal 4 luglio per il sesto anno consecutivo. In programma tante partite fino al 30 del mese, per ben sette categorie; e anche quest’anno non mancheranno mini-eventi correlati. Tutto bellissimo… Ma, per chi non gioca, che senso ha l’Arena? Ruota attorno a questa domanda l’intervista che abbiamo fatto a Stefania Manzo, una delle maggiori rappresentanti dell’Abatese Volley, associazione sportiva organizzatrice dell’evento e, quindi, dell’Arena stessa.
Un’intervista dedicata a chi solo sentendo la parola “sport” comincia a sudare (e il caldo non c’entra nulla!), per convincerlo che l’Arena ha senso anche per chi non gioca, che ha senso partecipare, che ha senso condividere con gli organizzatori dei momenti speciali, che ha senso – anche solo in parte – viverla!
L’Arena è giunta alla sesta edizione. Non vi siete fermati mai, nemmeno l’estate scorsa che più di questa ci ha visto fare i conti con il Covid. Quante persone hanno ruotato attorno alla manifestazione in questi ormai sei anni?
Wow, siamo già alla sesta edizione?! A fermarci a contarle, forse, saremmo arrivati a cinque!
Approssimativamente, in tutti questi anni abbiamo ospitato più di tremila atleti abatesi e non, tra amatoriali e professionisti, tra pallavolisti, calciatori, cestisti, casalinghe, nonni e chi più ne ha più ne metta. Se poi agli atleti volessimo aggiungere lo staff, gli sponsor, gli addetti ai lavori, i tifosi non riusciremmo a quantificare un numero preciso di persone!
Hai appunto citato sponsor, organizzatori, tifosi… Quanto è importante poter contare su queste forze per la realizzazione di un evento che è diventato sempre più grande e importante?
Uno dei nostri claim, un concetto che ribadiamo sempre di edizione in edizione, è questo: l’arena è di tutti! Mancando anche una sola forza delle forze motrici del progetto, l’Arena non sarebbe l’Arena.
L’Arena è di tutti… Anche di chi non gioca! Come sai, è questo che vogliamo dimostrare in questo articolo. Anche noi di Tutta n’ata storia vi seguiamo dalla prima edizione, ma non abbiamo mai disputato una partita. In che modo si può vivere l’Arena senza scendere praticamente in campo?
Che tu sia un pallavolista, un altro tipo di sportivo, un tifoso, che tu voglia giocare o meno, all’Arena c’è sempre spazio! Ad esempio, è possibile entrare nel nostro staff e dare una mano dietro le quinte.
Lo staff è composto da ragazzi del territorio, quasi tutti minorenni (anche se qualcuno è cresciuto con noi), che vivono l’Arena come una sorta di campo estivo: si lavora, ci si diverte, si sta insieme. Sono loro l’anima del progetto, tutto ciò che realizziamo sarebbe impensabile senza di loro.
Se dovessi scegliere tre parole per descrivere lo staff dell’Arena, quali sarebbero?
Senza dubbio: forza, passione, famiglia.
Questi ragazzi sono la nostra forza: forza lavoro ed emotiva. Loro ci spingono a trasmettere la nostra passione e a riviverla quotidianamente nei loro occhi e nei sacrifici che fanno per portare avanti l’evento. Famiglia è ciò che siamo, ciò che trasmettiamo e ciò che vogliamo essere!
Altro modo per essere protagonisti dell’Arena senza giocare immaginiamo sia quello di fornire il proprio contributo come sponsor. La risposta degli abatesi ricordiamo che è sempre stata positiva. Quest’anno com’è andata?
Così come l’Arena è diventato un appuntamento fisso per il popolo abatese, lo è anche per gli imprenditori e i commercianti abatesi che non smettono di farci sentire la loro vicinanza e il loro senso di appartenenza. E quest’anno non è andata diversamente: non possiamo che ringraziarli!
Ma l’Arena si vive anche dagli spalti. Non parliamo solo di assistere alle partite come spettatori (il che ha comunque la sua dose di divertimento!), ma anche di partecipare ad eventi e iniziative particolari. Nelle scorse edizioni ci sono stati momenti culinari, momenti di stampo socio-culturale, l’Arena in notturna, celebri feste… Quest’anno cosa ci aspetta?
Sì, quest’anno torneremo a dare spettacolo con i vari eventi collegati all’Arena.
Non mancherà il sitting volley, in programma per il 4 luglio, fortemente voluto dopo il successo dello scorso anno, ancora in nome dell’inclusione e della condivisione, valori propri dello sport come della vita.
Ma non possiamo spoilerare altro… Per saperne di più dovete restare connessi e vivere l’arena!
Con i vostri micro-eventi all’interno dell’Arena avete coinvolto anche altre realtà del territorio. Un territorio che spesso è bacchettato perché “non si fa mai niente”. Cosa rispondete a chi ancora si lamenta di questo?
Indipendentemente dall’Arena, l’unica cosa che proprio non si può dire della nostra Sant’Antonio Abate è che non ci sia nulla da fare. Negli anni ci siamo sempre confrontati con le diverse realtà associative del territorio e insieme, in sinergia, abbiamo realizzato eventi che tanti paesi limitrofi ci invidiano.
A chi non sa che fare, a chi non vuol giocare, a chi non ama la sabbia… Anche a loro, anche a voi è rivolto l’invito a partecipare all’Arena: c’è tanto da fare, da vedere e da vivere insieme. .
Hai qualcos’altro da dirci su quest’Arena Abatese 2021?
L’Arena deve essere vissuta. Lo scorso anno abbiamo voluto dare un messaggio di speranza, quest’anno vogliamo dare un messaggio di forza: riprendere da dove siamo stati interrotti e fare meglio. Siamo sicuri che attraverso il nostro evento il messaggio possa arrivare!
È doveroso, infine, sempre ringraziare, oltre lo staff, gli sponsor e i tifosi, anche l’amministrazione Abagnale che non si è tirata indietro nel concederci il patrocinio ed aiutarci nella realizzazione dell’edizione 2021. Ecco perché l’Arena è proprio di tutti!
“Devi cambiare d’animo, non di cielo”: la frase che mi ripeto più spesso quando mi viene voglia di scappare; ma restare mi piace di più. Credo nelle radici anche quando meriterebbero di essere estirpate.
Il mio primo amore è stato – ed è – il calcio. A 14 anni ho iniziato a seguire il Sant’Antonio Abate, prima da appassionata e poi da addetto stampa: Eccellenza, serie D, Eccellenza e continua a leggere