La Shoah e i luoghi della Memoria
Il 27 gennaio del 1945 si pose fine al più spaventoso genocidio della storia umana. Proprio in questo giorno, scegliamo di raccontarvi nove tra i luoghi italiani che conservano la memoria delle persecuzioni nazi-fasciste.
Sono molti i luoghi dell’Italia che conservano testimonianze degli anni dello sterminio di massa, luoghi in cui fisicamente si è compiuto il ripugnante e folle disegno dei fascisti e dei nazisti tedeschi: campi di prigionia che rappresentarono dei crocevia per le deportazioni verso Auschwitz, la soluzione finale.
Le stragi nazifasciste non saranno mai abbastanza lontane da cancellare i segni del loro passaggio sul territorio nazionale. Nel Giorno della Memoria, seguendo le tracce di un oscuro passato, abbiamo scelto di ripercorrere la storia attraverso nove luoghi in cui si conservano intatte, in Italia, alcune delle tappe dell’Olocausto.
CAMPO DI FOSSOLI, MODENA
A circa sei chilometri da Carpi, è ancora visibile il Campo costruito nel 1942 dal Regio Esercito per imprigionare i militari nemici. Nel dicembre del 1943 il sito è mutato in Campo di concentramento per ebrei. Da qui transitarono circa 5000 internati politici e razziali, in maggioranza ebrei, destinati ai campi di concentramento della Germania. In “Se questo è un uomo“, Primo Levi descrive la sua breve esperienza nel campo di Fossoli.
È possibile accedere al campo grazie alla visite guidate organizzate dalla Fondazione Fossoli che ha, inoltre, allestito il Museo del Deportato, in pieno centro storico.
CAMPO DI INTERNAMENTO DI URBISAGLIA, MACERATA
Entrò in funzione il 16 giugno del 1940, allestito presso Villa Giustiniani Bandini, all’Abbadia di Fiastra. Qui vennero imprigionati gli ebrei italiani, antifascisti, personalità di spicco della cultura ebraica e alcuni profughi stranieri.
Gli arrivi e le partenze si susseguirono fino all’agosto del 1943, mantenendo un numero costante di internati, circa cento. Il 30 settembre 1943, gli internati furono trasferiti dapprima al Campo di Sforzacosta e, dopo soltanto pochi mesi, al Campo di concentramento di Fossoli e successivamente nei campi di sterminio tedeschi.
Non si conservano molte tracce di quanto successo a Urbisaglia, ma è tuttora possibile visitare Villa Giustiniani Bandini, oggi riserva naturale.
CASA DELLA MEMORIA DI SERVIGLIANO, FERMO
La storia del complesso di Servigliano attraversa i due conflitti mondiali, resta attivo persino durante la Guerra fredda.
All’inizio degli anni ’40 del Novecento, il Campo venne adibito a deposito di armamenti e, solo successivamente, divenne campo di prigionia. Furono i prigionieri di guerra i primi ad essere rinchiusi a Servigliano, poi il Campo passò sotto il controllo dei tedeschi e divenne campo di prigionia anche per gli ebrei, in attesa del loro ultimo viaggio verso i campi di concentramento della Germania. Adiacente a ciò che resta del Campo di concentramento, oggi Parco della Pace, è la Casa della Memoria, ricavata nell’ex stazione ferroviaria del paese: un’associazione culturale raccoglie e conserva materiale documentario, testimonianza di quanto accadde a Servigliano.
CASTELNUOVO GARFAGNANA, LUCCA
Castelnuovo rappresentò un esperimento per la cosiddetta “prigionia libera“. È il paese-ghetto che fu scelto dai nazisti come luogo di concentramento per circa settanta ebrei fuggiti da Germania, Austria e Polonia. Castelnuovo, con i suoi soli 6000 abitanti, ospitò i prigionieri ebrei per soli due anni; nel 1943, come molti altri, furono tutti deportati al Campo di Auschwitz da cui solo due, dei settanta, riuscirono ad uscire vivi.
COMPLESSO MUSEALE EBRAICO DI CASALE MONFERRATO, ALESSANDRIA
Il Museo d’Arte e Storia Antica Ebraica è anche denominato Museo degli Argenti e ospita una delle collezioni di oggetti d’arte ebraica più ricche d’Europa. Parte del complesso museale ebraico di Casale, insieme al Museo dei Lumi, fu ideato nel 1969 dall’architetto Giulio Bourbon come completamento del restauro della sinagoga di Casale Monferrato.
Il percorso di visita è obbligatoriamente guidato ed ha lo scopo di offrire ai visitatori conoscenza della cultura ebraica e della sua espressione a Casale Monferrato che ha ospitato uno dei numerosi quartieri-ghetto italiani.
FONDAZIONE MEMORIALE DELLA SHOAH – BINARIO 21, MILANO
Sotto la Stazione Centrale di Milano, un anonimo ingresso nasconde il binario da cui, il 30 gennaio del 1944, partì un convoglio con 605 esseri umani diretti al campo di sterminio di Auschwitz. Ad accogliere i visitatori è la parola “INDIFFERENZA”, a ricordare il non-sentimento che animò le pagine più tristi della storia del nostro Paese. Da qui transitarono migliaia di ebrei, tra i quali una tredicenne Liliana Segre.
MUSEO DELLA MEMORIA FERRAMONTI DI TARSIA, COSENZA
Aperto nel giugno del 1940, quello di Ferramonti fu il più grande campo di concentramento fascista italiano. Vi furono internati ebrei stranieri, ebrei italiani, antifascisti italiani e stranieri, gruppi di profughi politici. La storia del Campo è conservata nel Museo Internazionale della Memoria di Ferramonti di Tarsia, inaugurato nel 2004, che raccoglie tutta la documentazione disponibile sugli anni di attività del campo di concentramento.
PITIGLIANO, GROSSETO
Si tratta di un piccolo borgo nella Maremma toscana, soprannominato Piccola Gerusalemme. Ospita gli ebrei forse fin dalla fine del Quattrocento: divenne un importante centro di rifugio nell’Italia centrale a seguito delle restrizioni dovute alle Bolle papali del Cinquecento ed è, da centinaia d’anni, sede di una delle più dense comunità ebraiche in Italia. La sua originaria struttura fu distrutta, in parte, durante la Seconda Guerra, negli stessi anni in cui furono deportati decine di persone.
La Piccola Gerusalemme – sapientemente restaurata – insieme al Museo ebraico e alla Sinagoga è visitabile, tranne che il sabato e nei giorni delle festività ebraiche.
QUARTIERE EBRAICO, VENEZIA
A Venezia la presenza ebraica pare affondi le sue radici già nel Medioevo. Negli anni a venire, la comunità ebraica sembrò concentrarsi soprattutto in un quartiere che prese il nome di quartiere Giudecca. Nel 1516 un decreto del governo della Repubblica stabilì che tutta la comunità dovesse abitare nella stessa area: il ghetto.
Agli ebrei fu imposto di sottostare alle rigide regole della Serenissima, controllati costantemente dai cristiani. Nello stesso periodo, all’interno del ghetto, sorsero numerose sinagoghe, ampliate nel tempo.
Negli anni del fascismo, vennero deportati 246 ebrei veneziani. Di questi solo otto riuscirono a tornare a casa.
RISIERA DI SAN SABBA, TRIESTE
Il grande complesso dello stabilimento per la pilatura del riso – costruito nel 1898 nel rione di San Sabba – venne utilizzato dai nazisti come campo di prigionia per i militari italiani catturati dopo il settembre del 1943. Dopo poco più di un mese, fu adattato sia allo smistamento dei deportati in Germania e in Polonia, sia alla detenzione ed eliminazione di partigiani, detenuti politici ed ebrei.
Nella cosiddetta “cella della morte” venivano stipati i prigionieri trasferiti dalle carceri o catturati nei rastrellamenti e destinati ad essere uccisi e cremati nel giro di poche ore. Secondo testimonianze, spesso i prigionieri venivano a trovarsi rinchiusi con i cadaveri destinati alla cremazione.
Stando ai calcoli effettuati sulla scorta di documentazione e testimonianze disponibili, sono circa quattromila le persone soppresse in Risiera. Ma in numero ben maggiore sono stati i prigionieri da qui smistati nei lager. La Risiera è stata dichiarata Monumento nazionale e trasformato in un museo. È possibile visitarla.
Quelli appena elencati sono solo alcuni dei luoghi che in Italia, e in Europa, raccontano la persecuzione e lo sterminio della diversità. Luoghi apparentemente fermi nel tempo che, muti, urlano un’orrida storia senza tempo.
Sono “racconti” da ricordare e in cui dovremmo anche imparare a camminare: toccare con mano la storia, respirare l’ingiustizia, imprimere negli occhi gli spazi del terrore.
Sono luoghi vicini e, forse, anche la loro storia non è così lontana come sembra.
Bisogna imparare a conoscere l’orrore, le sue forme, per poterlo ri-conoscere anche quando muta. Non è sufficiente ricordare oggi, condividere una citazione, una triste foto: bisogna ricordare ogni giorno, soprattutto nelle azioni, pure quelle banali, affinché non sia mai più consentita nemmeno la più piccola forma di sopruso.
La più realista tra i sognatori, la più disfattista degli ottimisti. Una perfezionista, dicono in molti. Futuro architetto, innamorata dell’arte in ogni sua forma. Mi piace osservare, scovare il dettaglio sfuggito al primo sguardo. Camminare a testa alta, perché ho imparato che la prospettiva sa cambiare di continuo e – con gli occhi bassi – si perde tanta bellezza.
L’università mi ha trasformata in continua a leggere