Ancelotti, l’ennesimo esonero: cosa succede al Napoli? Riflessioni e curiosità, tra passato e futuro
Al posto di Carlo Ancelotti, a Napoli è arrivato Gennaro Gattuso; ma Ancelotti non è stato l’unico tecnico esonerato da De Laurentiis nel corso della sua presidenza. Quanti allenatori hanno lasciato forzatamente la panchina azzurra? Cosa ha portato alle rotture? E il cambio di guardia ha fatto sempre bene agli azzurri? Ecco qualche risposta, tra curiosità e riflessioni.
Qualcuno se lo aspettava, qualcun altro se lo aspettava ma non ora. Cosa? L’esonero di Carlo Ancelotti. Se gli era stata perdonata la prima stagione al di sotto delle aspettative (soprattutto per il gioco poco spettacolare, forse conseguenza dei tanto criticati continui cambi di formazione), l’inizio del 2019/2020 gli è stato fatale: solo 21 i punti conquistati in 15 giornate, troppo pochi per essere eclissati dalla qualificazione agli ottavi di Champions League, ma abbastanza per De Laurentiis per mettere fine alla storia tra il Napoli e Ancelotti. 72 le partite del tecnico ex Bayern sulla panchina azzurra. 38 le vittorie, 19 i pareggi, 15 le sconfitte. 133 i punti conquistati in totale, con la media di 1,85 a match; media alzata, per sua fortuna, dalle gare europee. Lette così, queste cifre vi possono sembrare ormai superflue; ma tenetele a mente.
E, a proposito di numeri, vi siete mai chiesti quanti sono stati gli allenatori, prima di Ancelotti, ad essere esonerati da De Laurentiis? Avete mai curiosato – appunto – sulle statistiche che li riguardano? Ricordate, episodio per episodio, cosa è successo al Napoli una volta cambiato tecnico? Con la premessa che ogni storia (nel calcio più che altrove!) è una storia a sé, proveremo comunque a rispondere a tutte queste domande, cercando una possibile ragione dietro agli esoneri e tentando di capire come potrebbe andare ora con Gattuso in panchina.
PRIMO ALLENATORE, PRIMO ESONERO: MISTER VENTURA
L’era De Laurentiis dell’allora Napoli Soccer in serie C è iniziata con lui in panchina. Gianpiero Ventura, nel 2004, ha preso il timone di una squadra da ricostruire: nell’immediato post-fallimento, si iscrisse tardi al campionato e tardi cominciò preparazione atletica e mercato. Presto, invece, Ventura la salutò; solo 19 giornate dopo, per la precisione. Bottino conquistato? 7 vittorie, 6 pareggi e 6 sconfitte per un totale di 27 punti, con la media di 1,42 punti per partita. La sua ultima giornata in azzurro l’ha vissuta il 16 gennaio 2005; due giorni dopo, fu ufficialmente esonerato. Un esonero atipico, però, a partire dalle dichiarazioni del tecnico: “Mi faccio da parte per il bene della squadra. Il presidente mi ha proposto di lavorare per i prossimi tre anni all’interno della gestione tecnica”. Ma la parentesi napoletana si chiuse ufficialmente a marzo dell’anno dopo, con Ventura che firmò col Messina.
TRA GLI ALLENATORI PIÙ LONGEVI: EDI REJA
Il Napoli fu ereditato da Edoardo Reja, uno degli allenatori più amati dalle ultime generazioni di tifosi azzurri. Perché? Perché è stato il mister delle promozioni (dalla C alla A!) e perché è stato tra quelli che più a lungo hanno occupato la panchina partenopea: dal gennaio 2005 al marzo 2009, in 185 partite tra campionato, Coppa Italia, Coppa Intertoto e Coppa UEFA, ha ottenuto 91 vittorie, 49 pareggi e 45 sconfitte, con una media di 1,74 punti a partita. Ma anche lui è stato esonerato.
Andiamo con ordine: cos’è successo nell’immediato post-Ventura? Il Napoli era in affanno e lontano dalle prime posizioni, ma al termine della stagione Reja riuscì a portarlo in zona play off. Solo la sconfitta con l’Avellino gli impedì di raggiungere la promozione in serie B dopo pochi mesi al Napoli. La promozione arrivò l’anno dopo, e l’anno dopo ancora condusse gli azzurri in serie A. Anche nella massima serie partì bene, ma il girone di ritorno della stagione 2008/2009 fu un flop: sono solo 2 i punti conquistati in 9 partite, fino al 10 marzo, quando – indovinate un po’! – il presidente De Laurentiis optò per l’esonero. Un esonero (forse inevitabilmente) diverso da quello di Ventura. A dimostrarlo le parole del tecnico appresa la notizia: “Non mi va di commentare, forse lo farò domani”. Un velo di amarezza che, se da un lato era giustificato dall’intenso percorso vissuto e giunto a termine, dall’altro probabilmente era causato da come quell’esonero era avvenuto. Lo ricordate? L’allora d.g. Marino e De Laurentiis furono bravissimi a depistare tutti – forse Reja compreso – facendo circolare la notizia della conferma dell’allenatore, nonostante l’ennesima sconfitta incassata nell’ultima giornata. In realtà, si scoprì che i vertici societari, mentre Reja dirigeva la ripresa dell’allenamento a Castel Volturno, stavano già chiudendo il contratto con Roberto Donadoni.
IL MAI AMATO ED ESONERATO: ROBERTO DONADONI
Il Napoli riprese, quindi, la stagione 2008/2009 con l’ex tecnico della Nazionale italiana in panchina. Una scelta non pienamente condivisa dalla tifoseria, titubante per quanto visto agli Europei del 2008, che costarono appunto l’esonero a Donadoni. Stesso esito ebbe l’esperienza in azzurro. Unico record conquistato? Fu il terzo allenatore consecutivo licenziato da De Laurentiis. Con lui in panchina il Napoli non ha avuto benefici e i numeri parlano chiaro: 21 punti in 19 partite, con la media di 1,11 punti a gara; peggio pure di Ventura. Un ruolino di marcia negativo sin dall’inizio: furono solo 11 i punti conquistati nel post-Reja, con la squadra che finì dodicesima in classifica. L’anno successivo non andò meglio e ad inizio ottobre, appunto, arrivò l’esonero. “Una decisione indispensabile”, la definì la SSC Napoli. La risposta di Donadoni arrivò il giorno dopo: “Rispetto la scelta di De Laurentiis, ma non la condivido”, accompagnata da altre dichiarazioni che lasciarono esplicitamente trasparire malumori, come “il presidente deve imparare ancora tanto” e “questo Napoli non è da Europa”.
IL PRIMO NON ESONERATO: MAGO MAZZARRI
Il “Napoli non da Europa” passò nelle mani di Walter Mazzarri, che in Europa (League, per la precisione) quel Napoli ce lo portò. E nella stagione successiva conquistò la storica qualificazione in Champions, dopo 21 anni dall’ultima volta. Seguirono altre due annate in azzurro. Poi… No, niente esonero! È stato il primo tecnico dell’era De Laurentiis a lasciare la squadra di sua spontanea volontà, dopo averla guidata fino al secondo posto in campionato, con annessa qualificazione in Champions nel 2012/2013. Ma, visti i precedenti, è il non-esonero il vero record; sarà stato questo a fargli guadagnare davvero l’appellativo di “mago Walter”?
UN NON-ESONERO E UN QUASI-ESONERO: SARRI E BENITEZ
Visto come eravamo partiti, sarà difficile crederlo, ma il successivo tecnico esonerato da De Laurentiis è stato proprio l’ultimo: sì, Carlo Ancelotti! Prima di lui, sulla panchina azzurra sono passati indenni Rafael Benitez e Maurizio Sarri.
Se come è finita tra Sarri e il Napoli è storia recente e ben nota e poco si può aggiungere, conviene soffermarci un po’ su Benitez. Forse da “don Rafael” ci si aspettava di più, nonostante i due successi portati all’ombra del Vesuvio (Coppa e Supercoppa italiana). E, così, alla scadenza del contratto, con un quinto posto piuttosto deludente ottenuto al termine del 2014/2015, decise insieme a De Laurentiis di porre fine alla sua esperienza a Napoli. Una scelta che, in realtà, così consensuale non sembra essere stata considerate le dichiarazioni rilasciate a riguardo dal tecnico solo molti anni dopo: “Per lavorare insieme e farlo bene bisogna essere tutti convinti al 100%”. D’altronde la faccenda non fu gestita benissimo nemmeno all’epoca, quando la società – con una nota ufficiale! – vietò ai giornalisti di porre tanto a Benitez quanto a De Laurentiis qualsiasi domanda inerente il futuro dell’allenatore, durante una delle ultime conferenze di stagione.
FACCIAMO IL PUNTO: È DAVVERO SOLO COLPA DEGLI ALLENATORI?
Sono 7, dunque, i tecnici passati sulla panchina del Napoli di De Laurentiis. Di questi, solo 3 (o forse 2 e mezzo, considerando la vicenda legata a Benitez) sono scampati all’esonero. Meno della metà. Se è vero che gli esoneri nel mondo del calcio sono all’ordine del giorno e ormai ci si fa anche poco caso, è vero pure che troppo spesso non si indaga abbastanza sul vero perché. Non abbiamo gli strumenti adatti – e, forse, nemmeno esistono – per trovare risposte precise ad ognuna delle domande che vi abbiamo proposto ad inizio articolo; ma sicuramente i dati raccolti e gli episodi citati fanno riflettere. Premesso che ogni campionato e ogni allenatore hanno determinate peculiarità, che non si può immaginare una visione unica, che il Napoli – calcio e società – nel corso del tempo è cambiato e sicuramente cresciuto, è indubbio che qualcosa non è sempre stato gestito nel migliore dei modi. Se vogliamo far passare in sordina l’ultimo allenamento di Reja mentre Donadoni firmava già il contratto, perché potremmo immaginare che il mister delle promozioni qualcosa già sapesse, si può indicare come esempio lampante il divieto imposto ai giornalisti con Benitez. Ad una gestione – soprattutto sotto il piano della comunicazione – non sempre efficace in casi di esonero (e non), si unisce la figura di De Laurentiis, della sua personalità (nel bene e nel male) forte e dei suoi contratti cavillosi.
ANCELOTTI: POCHE LIBERTÀ PER CONTRATTO
A proposito di contratti, sapevate, ad esempio, che quello di Ancelotti prevedeva alcuni vincoli a dir poco particolari? A rivelarli è stato qualche giorno fa “Il Fatto Quotidiano”, che ha riportato clausole come: “L’allenatore non ha diritto di interferire nelle scelte gestionali e aziendali e si impegna a condividere e redigere con la società ogni comunicato e/o espressione del proprio pensiero diffusa su qualsiasi social media”. E ancora: “Il club ha diritto di accedere al sito internet e alle piattaforme social (e relative pagine e account) dell’allenatore, inserendo espresse comunicazioni anche a nome dell’allenatore”. Incredibile, ma dalla società non è arrivata nessuna smentita. E a noi non viene che da porci un’altra domanda: ma chi ha parlato davvero quando parlava Ancelotti?
L’ULTIMA DOMANDA: FA BENE IL CAMBIO IN PANCHINA?
Stiamo dicendo che se gli allenatori a Napoli vengono esonerati è colpa di De Laurentiis, di una comunicazione imperfetta e dei contratti? No! Non possiamo sapere (né lo pretendiamo) chi sia il colpevole, anche perché potrebbe non esistere, potrebbe variare di caso in caso o potrebbe essere più di uno. Con questo viaggio nel tempo tra le panchine del calcio Napoli abbiamo solo cercato di allargare l’orizzonte del pensiero a contesti che spesso non vengono considerati; e abbiamo condiviso con voi qualche curiosità numerica, che può far riflettere o può restare solo tale.
Ah, ci resta un’ultima domanda alla quale una risposta – almeno parziale – possiamo darla: i cambi di allenatore fanno bene al Napoli? Sì! A dimostrarlo sono proprio quei numeri che vi abbiamo chiesto di tenere a mente: tranne che con Donadoni, le scelte di De Laurentiis si sono rivelate vincenti. I subentrati Reja e Mazzarri hanno iniziato l’esperienza partenopea con una vittoria; Donadoni, invece, con un pareggio. Erano “altri Napoli”, sicuramente, ma speriamo che le statistiche siano di buon augurio per l’esordio di Gennaro Gattuso. Che Napoli sarà con lui in panchina? Solo il tempo ci darà la risposta, in questo caso. Nel frattempo, se c’è una cosa che l’ambiente partenopeo (nella sua interezza, da società a tifosi) avrebbe dovuto imparare dal passato è che bisogna lasciare lavorare l’allenatore, dandogli – appunto! – tempo e tranquillità. Le statistiche si guardano alla fine, tra curiosità e riflessioni.
“Devi cambiare d’animo, non di cielo”: la frase che mi ripeto più spesso quando mi viene voglia di scappare; ma restare mi piace di più. Credo nelle radici anche quando meriterebbero di essere estirpate.
Il mio primo amore è stato – ed è – il calcio. A 14 anni ho iniziato a seguire il Sant’Antonio Abate, prima da appassionata e poi da addetto stampa: Eccellenza, serie D, Eccellenza e continua a leggere