Torna la serie A… femminile. Come e perché seguirla
Ricomincia la serie A, anche quella femminile. Tutto quello che c’è da sapere e su cui vale la pena riflettere.
Dopo la sosta per le Nazionali, questo weekend tornerà la serie A, il campionato di calcio italiano che, secondo molti, è il vero oppio dei popoli. Ma il 14 settembre (ri)comincia anche un’altra serie A. Quale? Quella del calcio femminile!
Fino allo scorso anno, probabilmente, molti alla notizia avrebbero reagito con la classica domanda: “Ma perché, la donne giocano a pallone?”. Per fortuna quest’estate il Mondiale femminile ha dato luce ad un movimento relegato per anni in secondo se non in terzo piano. Le azzurre di Milena Bertolini si sono fatte strada, quasi a sorpresa, fino ai quarti di finale (sconfitte dai Paesi Bassi per 0-2), ma hanno vinto la partita più importante: quella per l’attenzione dei media, con correlato affetto e sostegno del pubblico.
E ora tocca proprio ai media e al pubblico fare la propria parte: il calcio femminile non deve ricadere nel dimenticatoio. Da una parte bisogna continuare a seguire la Nazionale, che già è stata impegnata in due sfide per la qualificazione agli Europei 2021, collezionando due successi (contro Israele e Georgia). Dall’altra bisogna iniziare a dare maggiore risalto anche al campionato.
Campionato femminile che, appunto, comincerà il 14 settembre. Dodici le squadre ai nastri di partenza: Empoli, Fiorentina, Florentia, Inter, Juventus, Milan, Orobica, Pink Bari, Roma, Sassuolo, Tavagnacco e Verona. La Juventus, campione d’Italia in carica (anche qui!), se la vedrà con la neo-promossa Empoli. Altro big match in programma è quello tra Milan e Roma; mentre le vice-campionesse della Fiorentina inizieranno con il derby contro la Florentia. Qui il calendario completo.
Come funziona la serie A femminile? In modo non troppo diverso da quella maschile. Uguale è l’unico girone all’italiana (con partite di andata e ritorno), così come uguali sono i punti assegnati. Cambia, invece, il fatto che solo le prime due classificate al termine della stagione guadagnano l’accesso alla Uefa Women Champion’s League e che solo le ultime due retrocedono in serie B.
Campionato a parte, occhio pure alla Coppa Italia. Partirà il 29 settembre con la fase preliminare, che vedrà protagoniste le formazioni di serie B (Castelvecchio, Lady Granata Cittadella, Fortitudo Mozzecane, Lazio Women, Napoli Femminile, Novese, Perugia, Ravenna Women, Riozzese, Roma C.F., San Martino Academy, Permac Vittorio Veneto). Le atlete della serie maggiore entreranno in scena l’11 dicembre. La finale è prevista il 17 maggio 2020.
Come vedere le stelle del calcio femminile italiano in azione? Sebbene l’interesse a riguardo sia in aumento, ancora non esiste una piattaforma che consenta di seguire tutte le partite di tutte le squadre. Sky Sport – già detentore dei diritti – ha potenziato la sua offerta, garantendo la trasmissione di almeno un match a settimana (e più di uno nelle giornate speciali), ma solo per la serie A. Sempre Sky, inoltre, consentirà di seguire le due semifinali e la finale di Coppa, nonché la partita di Supercoppa.
Queste le informazioni utili. Concediamoci, però, una breve analisi che mette in evidenza alcuni limiti. In primis, alle calciatrici italiane ancora non è riconosciuta la qualifica di professioniste; significa che, a differenza dei colleghi maschi, per loro il calcio non è considerabile un lavoro (con tutti i diritti che ne seguono), ma un diletto (e, infatti, appartengono alla categoria appunto “dilettante”). Altra considerazione riguarda il numero di squadre del sud Italia impegnate nel campionato femminile: in serie A c’è solo il Bari, in serie B solo il Napoli. Colpa di clichés in voga nel nostro tempo – soprattutto al Sud – che ancora dividono “cose da femmine” da “cose da maschi”, marchiando un’identità di genere che non dovrebbe esistere?
Sicuramente questi due dati flash meriterebbero una riflessione molto più approfondita, che non affronteremo qui. Al momento, ci limitiamo ad invitarvi a notare come il movimento calcistico italiano sia decisamente indietro rispetto al resto del mondo, e di come quello meridionale se la passi ancora peggio.
E cosa si può fare? Riflettere, parlarne, sostenere. Dedicare la giusta attenzione, insomma. Ogni grande conquista parte da piccoli gesti, nel calcio, in altri sport, in qualsiasi atto di disuguaglianza e nella vita intera. Il movimento calcistico italiano è lo specchio della società contemporanea e non è un’utopia pensare che si possa partire anche da qui per migliorare il resto.
Accendete la tv, se potete andate allo stadio, parlate delle donne del pallone sui vostri social e, magari, mettete bandiere ai vostri balconi. Come se tutti i giorni fosse Berlino 2006, come se la partita la steste giocando anche voi… e non parliamo di quella di pallone.
“Devi cambiare d’animo, non di cielo”: la frase che mi ripeto più spesso quando mi viene voglia di scappare; ma restare mi piace di più. Credo nelle radici anche quando meriterebbero di essere estirpate.
Il mio primo amore è stato – ed è – il calcio. A 14 anni ho iniziato a seguire il Sant’Antonio Abate, prima da appassionata e poi da addetto stampa: Eccellenza, serie D, Eccellenza e continua a leggere