Verso il 21 marzo: vi raccontiamo di… Nunziante Scibelli
A meno di una settimana dalla marcia organizzata da Libera contro le mafie, vogliamo raccontarvi la storia di Nunziante Scibelli, vittima dell’avellinese, una provincia che spesso non si associa alla criminalità organizzata e dove proprio questo anno si terrà la manifestazione regionale.
Dopo avervi parlato di Genny Cesarano, vittima recente della malavita organizzata, andiamo indietro nel tempo, nel 1991, e cambiamo luogo: siamo a Lauro, nell’avellinese, provincia montana della Campania, dove quasi mai sentiamo parlare di criminalità organizzata; ma anche qui la camorra è riuscita a sporcare il territorio come litri di petrolio macchiano l’oceano senza tener conto di ciò che incontrano e distruggono.
LA STORIA
Nunziante Scibelli aveva solo 26 anni, un lavoro come guardia giurata ottenuto da poco ed aspettava la prima figlia dalla moglie Francesca Cava, 24 anni, incinta da sette mesi. Era una domenica di ottobre del 1991, quando Nunziante, insieme alla moglie, stava recandosi in ospedale dove il padre era ricoverato. Dopo aver superato Ima, frazione di Lauro (AV), e giunti alla fine della curva che precede il ponte di Quindici, i coniugi vengono investiti da una pioggia di pallottole. Saranno quelle fatali per Nunziante, morto il giorno dopo nell’ospedale Cardarelli di Napoli, per le gravi ferite alla testa e al torace. La moglie, viva per miracolo, ha continuato a portare in grembo il frutto del loro amore, a cui darà il nome del padre.
LA DINAMICA
Nel posto sbagliato al momento sbagliato, si è trovato Nunziante, quella sera del ’91. E purtroppo aveva anche la macchina sbagliata: una Giulietta di colore scuro, uguale a quella che circolava dietro di lui e in cui viaggiavano Antonio Cava, figlio di Salvatore Cava, Tore ‘ e Clelia, uno dei capi storici del clan Cava, insieme ad Aniello Grasso, 36 anni, altro esponente di rilievo del clan. In quel momento, Nunziante non immaginava nemmeno che in quello stesso posto, ad aspettare i nemici del clan avversario, c’erano Antonio Graziano, detto ‘o sanguinario di Quindici, e Felice Graziano di Nola. Nel buio i due killer hanno visto due macchine uguali e, in preda all’incertezza, hanno cominciato a sparare all’impazzata contro entrambe. Per la prima volta, in quella zona, un innocente è stato ucciso dalla camorra: uno shock per i cittadini. L’indignazione provata è svanita di fronte ad altri agguati e sparatorie che nei due anni successivi hanno fatto nove morti.
LA MEMORIA E L’IMPEGNO
Nunziante rivive, in primis, nella figlia che, nata poco dopo la morte del padre,
ne porta il nome e il ricordo avanti nel tempo. Ma per comprendere l’importanza di quel lutto e di quella perdita, agli abitanti di Lauro ci è voluto molto più tempo: sono passati ben 17 anni per tornare in quella curva e per la prima volta, insieme a tanti studenti e non solo, apporre una targa che ricordasse quel fatidico giorno. Da questa semplice azione, poi, è iniziato un vero e proprio riscatto del territorio: il coraggio di molti ha portato alla ricerca della verità giudiziaria dell’omicidio e alla condanna, nel 2012, a 16 anni di reclusione del pentito Felice Graziano.
E non solo questo: tante iniziative ricordano da allora la vita di Nunziante e ne portano la memoria nelle coscienze del presente, affinché quest’ingiustizia non venga dimenticata. Dopo la prima lapide apposta nel 2008, a Nunziante Scibelli è stata intitolata anche un’aula del tribunale di Avellino e dal 2015 il suo nome è parte dello straordinario progetto “Maglificio 100Quindici Passi”, una villa confiscata che prova ad essere quotidianamente il segno di quell’impegno che non può prescindere dalla memoria e quella memoria
che non può tramutarsi altro se non in impegno. Una vera e propria impresa. Un’avventura faticosa che procede tra non poche difficoltà e che vede tra i protagonisti Sebastiano, il fratello di Nunziante. Una storia semplice di chi cerca riscatto, di chi prova a restituire a un territorio la bellezza troppo spesso calpestata e lavora per tramutare la speranza in realtà.
Fonti:
wikivallopedia.it
liberavellino.it
vivilibera.it
Sono Gabriele, studio architettura nella splendida cornice di Napoli e scrivo per Tutta N’ata storia insieme ad un gruppo di amici ormai da un bel po’, nella convinzione di riuscire a reinventarsi sempre, nonostante tutto. Questa esperienza è nata quasi per caso ed insieme a tante altre ha fatto di me la persona che sono oggi, una persona diversa da ieri e anche da domani, che non vuole mai smettere di crescere e di imparare continua a leggere