#NAPOLIJUVEÈTUTTANATASTORIA: intervista al Gruppo Tifosi Juventini Abatesi
In occasione di Napoli-Juve, abbiamo deciso di andare a far visita al Club Napoli Sant’Antonio Abate e al Gruppo Tifosi Juventini Abatesi. Tanti i temi trattati, ma due gli obiettivi finali: conoscere meglio le realtà e invitarle a farsi promotrici di un messaggio contro la violenza che spesso si registra fuori e dentro gli stadi, in merito all’iniziativa #NAPOLIJUVEÈTUTTANATASTORIA. Di seguito, la prima parte dell’intervista al Gruppo Tifosi Juventini Abatesi.
È la settimana di Napoli-Juve e noi non potevamo non approfittarne per fare una chiacchierata con Raffaele Acampora, Filippo Alfano e Antonio Emanuele Maria Fattoruso, rappresentanti del tifo bianconero a Sant’Antonio Abate: il gruppo Juventini Abatesi. Non lo si può chiamare ancora “Club”, perché burocraticamente è una sorta di sezione distaccata del Juventus Official Fan Club di Alife (CE). Praticamente si tratta, appunto, di un gruppo di supporters della Vecchia Signora, nato per volontà di persone che già si riunivano precedentemente per seguire e festeggiare la propria squadra del cuore e, poi, hanno deciso di creare un punto di aggregazione a Sant’Antonio Abate, raggiungibile anche da tifosi dei paesi limitrofi.
Capiamone di più: iniziamo con la prima parte dell’intervista alla rappresentanza bianconera (e ricordate che abbiamo intervistato anche il Club Napoli qui).
Cominciamo subito con una domanda diretta: chi o cosa temete del Napoli per domenica?
Il collettivo. La forza del gruppo, il gioco veloce e corale, l’affiatamento ottenuto in questi anni possono fare la differenza. Poi, ci sono i due polacchi (Milik e Zielinski, ndr) in grande forma.
Quando abbiamo chiesto ai tifosi napoletani sui social la stessa cosa, molti hanno risposto che della Juve temono l’arbitro. Che ne pensate?
Siamo così abituati a sentircelo dire che facciamo molta auto-ironia. In generale, pensiamo che errori arbitrali ci siano da una parte e dall’altra e che, a prescindere, l’esito di una partita difficilmente condizioni un’intera stagione. Chi lo dice seriamente, forse lo fa solo per nascondere i non risultati della propria squadra, perché non si può non riconoscere la superiorità della Juventus negli ultimi anni.
Chi schierereste per la Juve contro il Napoli?
Filippo – Pensando che c’è il ritorno con l’Atletico dopo poco, io userei quella di Napoli come una partita “di prova”, un test importante. E per questo farei giocare sicuramente Ronaldo.
Emanuele – Io schiererei i titolarissimi, con giusto qualche cambio per non affaticarli troppo.
Napoli-Juve è una partita calda, al di là della differenza punti in classifica. I tifosi azzurri la aspettano sempre con un interesse particolare; è lo stesso anche per i bianconeri?
Filippo – In parte sì e in parte no. Penso che i tifosi juventini non diano a questo match più importanza di altri; ma i tifosi juventini campani sicuramente la vivono in maniera più intensa. Anche perché i nostri amici sono tutti napoletani… Quindi, immaginate incontrarli il lunedì mattina in caso di sconfitta bianconera! Ovviamente, si scherza: è un’occasione di sport e amicizia, sfottò compresi.
Raffaele – Napoli-Juve è un classico del calcio italiano negli ultimi anni, perché vede affrontarsi due squadre che, fondamentalmente, lottano per lo scudetto. E ci fa piacere che, appunto, questo primo posto lo contendiamo col Napoli e non con altre squadre.
Emanuele – Ci teniamo a precisare una cosa: il nostro motto è “rivali, ma non nemici”. La rivalità ci deve essere, così come lo sfottò, è il bello del calcio; ma nulla di più di questo. D’altronde, al triplice fischio finale finisce tutto: i calciatori si godono i loro stipendi e noi ci disperiamo per i risultati.
A proposito di rivalità tra Napoli e Juve, la dualità si riflette, in qualche modo, anche a Sant’Antonio Abate, dove da anni è presente un Club Napoli. Lo conoscevate?
Raffaele – Certo che sì! Personalmente, sono anche amico del presidente del Club azzurro, Raffaele Sorrentino, che saluto. Ci sono ottimi rapporti, ci mancherebbe.
Emanuele e Filippo – Anzi, gli lanciamo una proposta: sarebbe bello ospitare i ragazzi del Club Napoli qui da noi e, viceversa, andare poi a trovarli nella loro sede. Il calcio deve unire, non aizzare la guerra che già si vive nella società.
Quando la rivalità arriva sugli spalti, non solo in Napoli-Juve, spesso si trasforma in razzismo e discriminazione, che superano i comuni sfottò. “Vesuvio lavali col fuoco” è un coro razzista o goliardico?
Emanuele – È assolutamente un coro razzista, non si discute. Noi siamo andati spesso allo Juventus Stadium e, per fortuna, non lo abbiamo mai sentito. Ma va condannato, così come vanno condannati quei gruppi di tifo estremo che lo cantano e che, ci teniamo a sottolinearlo, noi non appoggiamo. Sono una parte piccola rispetto ai tanti supporter che affollano lo Stadium, e la cosa strana è che si tratta per lo più di meridionali. Ma, ripetiamo: ci dissociamo completamente, da loro così come da chiunque si faccia portatore di messaggi razzisti o offensivi in tutti gli stadi d’Italia.
Filippo – Sentire “Vesuvio lavali col fuoco” fa gelare il sangue nelle vene prima a noi.
Raffaele – Quando parliamo di queste cose, non parliamo nemmeno più di calcio.
E di cosa parliamo?
Filippo – Parliamo di ignoranza e, purtroppo, non è un problema che si presenta solo negli stadi. Penso che tanti ripetano i cori razzisti e discriminatori senza nemmeno rendersi conto di cosa stiano dicendo e del perché lo stiano facendo. Sarebbe interessante prenderli uno ad uno e chiederglielo. C’è chi ha inneggiato all’Heysel, chi a Superga, chi ha tirato in ballo la morte di Scirea o di Astori… Cose inumane da parte di gruppi di stupidi.
Emanuele – Basta pensare che tutte le squadre hanno almeno un giocatore di colore, eppure i “buu” agli avversari sono all’ordine del giorno. Forse, chi si rende protagonista di questi episodi, non è nemmeno un tifoso: va allo stadio per sputare il suo odio verso la razza umana, e lo fa anche fuori.
Come arginare il problema? Partita sospesa e vittoria a tavolino per la squadra “vittima”?
Antonio – Non penso sia la soluzione giusta. Si dovrebbe semplicemente individuare questa gente ed espellerla a vita dagli stadi.
Torniamo a parlare di calcio giocato. Ad accomunare Napoli e Juve, ultimamente, è la mancanza di successi in Europa. Perché le squadre italiane fanno così fatica fuori dalla serie A?
Un po’ è un problema di mentalità, ma dall’altra parte c’è un problema di organizzazione: l’Italia è indietro per quanto riguarda il monte di investimenti per l’Europa.
La Juve riuscirà a ribaltare il risultato dell’andata con l’Atletico?
Filippo – Penso che la Juventus non abbia più del 40% di possibilità di superare il turno. Tecnicamente, forse abbiamo qualcosa in più, questo va detto. Poi, credo che ogni partita sia una storia a sé e, quindi, chissà! Non dimentichiamo l’impresa sfiorata lo scorso anno… Speriamo che la sorte ci ridia con gli interessi quanto ci ha tolto allora.
Ma quando la Juve vincerà una Champions?
Per scaramanzia, non ci esprimiamo.
E quando il Napoli vincerà uno scudetto?
Emanuele – Quando la Juve farà meno punti del Napoli.
Raffaele – Per quello che sta facendo vedere, penso molto presto. Lo merita.
Filippo – Nel frattempo, però, credo possa far bene proprio in Europa: la finale di Europa League, salvo scivoloni a sorpresa, è tranquillamente alla portata degli azzurri.
E la Juve lo ha già vinto lo scudetto, quest’anno?
Filippo – Già vinto no. Però, 13 punti dalla seconda sono un bottino importante. Dopo la partita di domani col Napoli, sicuramente ne sapremo di più.
Emanuele – Ma non dimentichiamo che il girone all’italiana ci ha abituato a rimonte peggiori…
Nel caso di vittoria del tricolore, voi come gruppo Tifosi Juventini Abatesi, festeggerete in Piazza o in giro per il paese con manifestazioni e sfilate?
Non siamo soliti festeggiare in questo modo, ci piace di più stare insieme, sparare qualche fuoco e basta o, nel migliore dei casi, partecipare lì a Torino. Forse in caso di vittoria della Champions ci sbizzarriremmo di più! Se Sant’Antonio Abate sarà pronta? Non lo sappiamo. Il contesto è quello che è, se possiamo evitare di far accadere piacevoli episodi ovviamente è meglio per tutti.
La squadra di Allegri è spesso etichettata come quella che vince senza giocare. Voi che ne pensate?
Emanuele – Fa parte della filosofia di gioco del mister raggiungere il massimo risultato col minimo sforzo, a volte sacrificando lo spettacolo. Abbiamo temuto in tante partite, vedendo i nostri tentennare, ma quel che conta è la concretezza. L’importante è vincere? L’importante nello sport è innanzitutto partecipare, ma raggiungere l’obiettivo è fondamentale.
Voi tifosi juventini napoletani, invece, siete spesso etichettati come traditori. Che rispondete?
Filippo – Rispondiamo che il calcio è una cosa e l’amore per la città in cui si vive un’altra. Tifare una squadra diversa da quella della propria terra non vuol dire non amarla. Noi siamo orgogliosi di essere napoletani e rispettiamo Napoli, forse molto più di alcuni supporter partenopei che sugli spalti cantano “difendo la città” e nei gesti quotidiani si dimenticano di farlo realmente.
Raffaele – Innamorarsi della Juve non vuol dire non amare Napoli. Immaginate di innamorarvi di una donna di Milano: rinuncereste a lei perché non è della vostra stessa città?! E questo andrebbe in contrasto con le vostre origini?! Il tifo è una cosa, il paese d’appartenenza è un’altra. Sono orgoglioso di essere di Napoli, ma non c’entra col calcio.
Abbiamo parlato di discriminazione e di razzismo negli stadi; spesso tutto ciò si trasforma in vera e propria violenza, fisica e verbale. Noi ci auspichiamo che il mondo del calcio possa imparare a raccontare #tuttanatastoria, con l’attenzione concentrata sulle prodezze in campo e non sulle schifezze sugli spalti. Per questo, vi chiediamo di lanciare un messaggio contro la violenza nel mondo del pallone. Vi va?
Siamo assolutamente d’accordo, come già precedentemente espresso. Ci avete chiesto di farci una foto con il messaggio “Noi non siamo napoletani, ma coi violenti non vogliamo legami” e lo facciamo volentieri. Ma, a proposito di origini, vogliamo precisare una cosa: noi siamo napoletani, perché siamo di Napoli; non siamo tifosi del Napoli, ma è un altro discorso. Si dovrebbero utilizzare i termini “napoletani” e “napolisti”, un po’ come “milanisti”, per fare una giusta distinzione! Scherzi a parte, ci crediamo davvero: no alla violenza, di qualsiasi tipo. E viva il calcio, sempre.
Viva il calcio sempre: che sia azzurro o bianconero, impegniamoci affinché resti pulito.
A tal proposito, potete ancora partecipare all’iniziativa “#NAPOLIJUVEÈTUTTANATASTORIA: una foto contro la violenza nel calcio”. E tornate a far visita al nostro sito: prossimamente, pubblicheremo una seconda parte dell’intervista ai rappresentanti del gruppo Tifosi Juventini Abatesi!
“Devi cambiare d’animo, non di cielo”: la frase che mi ripeto più spesso quando mi viene voglia di scappare; ma restare mi piace di più. Credo nelle radici anche quando meriterebbero di essere estirpate.
Il mio primo amore è stato – ed è – il calcio. A 14 anni ho iniziato a seguire il Sant’Antonio Abate, prima da appassionata e poi da addetto stampa: Eccellenza, serie D, Eccellenza e continua a leggere