Fermarsi ad ascoltare: “L’orso ‘nnammurato” di Gnut e Alessio Sollo
Fuori il nuovo lavoro dei due cantautori napoletani “L’orso ‘nnammurato”: un libro/disco contente poesie e canzoni. Un lavoro raro che dovrebbe farci riflettere.
Quando la poesia incontra la musica nascono rarità come “L’orso ‘nnammurato”, il primo (e speriamo non ultimo) lavoro di Gnut e Alessio Sollo.
Claudio Domestico (in arte Gnut) è un cantautore affermato della nuova scuola napoletana, già reduce da lavori come “Il rumore della luce” e “Nu poco ‘e bene”. Col suo stile inconfondibilmente new folk ha conquistato tantissimi fan in giro per l’Italia: la sua particolarità, infatti, è saper abbinare l’italiano al dialetto, in un mix che attira anche ascoltatori fuori regione. Forse vi ricorderete di lui per il video girato da FanPage in cui si prestava a regalare una rosa e cantare una canzone alle prostitute per strada (lo trovate qui). Un animo nobile e un artista che va tenuto stretto, indirizzato, già da qualche tempo, sulla strada per il successo.
La formazione di Alessio Sollo, invece, viene da tutt’altre esperienze: front-man dei “TheCollettivo”, il progetto punk-rock che da dieci anni porta avanti, durante il corso della sua vita ha sviluppato un amore spassionato per la poesia, che lo ha portato a scrivere e a lasciare al pubblico centinaia di “poesie incustodite” sui social.
Il sodalizio artistico tra Gnut e Sollo nasce proprio dalle “poesie incustodite”: Claudio si innamora di “L’ammore overo” e decide di metterla in musica, inconsapevole di quello che sarebbe accaduto poi. La canzone è contenuta nel disco di Daniele Sepe “Capitan Capitone e i Fratelli della Costa”, una delicatissima ballad, difficile da descrivere con le parole, una canzone che va ascoltata e custodita.
Da questo incontro fortuito è scaturito “L’orso ‘nnammurato”, un libro/disco contenente
66 poesie, 14 delle quali divenute canzoni, musicate poi da Gnut e la sua band.
Un viaggio tra “poenzoni” e “canzosie”, come le hanno definite i due artisti nel booklet del progetto, con un modo di ascoltarle e leggerle ben preciso, illustrato dagli stessi. Le “canzosie” sono quasi tutte in napoletano, come a voler recuperare una tradizione andata persa, quella della lettura e dell’ascolto del dialetto.
Situazioni di tutti i giorni, racconti malinconici, dove tutti possono ritrovarsi e riconoscersi: “L’orso ‘nnammurato” è un disco vario e che rimane impresso, siamo sicuri che potrebbe essere ascoltato anche tra 20 anni e da altre generazioni e non perderebbe lo smalto e l’originalità.
In un mondo che ci vuole veloci, social e “in” a tutti i costi, dove siamo tutti diventati “dementi digitali”, quello che Gnut e Alessio Sollo vogliono fare è farci fermare: per questo un libro da abbinare ad un disco. Un modo per dirci: “Lasciatevi rapire e isolare dalla bellezza”. E noi l’ascolto ce lo immaginiamo così: una stanza isolata, una poltrona dove potersi rilassare e delle cuffie per non perdersi neanche una nota o una parola.
L’unico consiglio che ci sentiamo di darvi?
“Areare i locali prima e dopo l’ascolto o la lettura (la poesia o la musica potrebbero impregnare irrimediabilmente le pareti di casa vostra)”!
Da qualche giorno è uscito il video della prima traccia del disco. Buon viaggio!
“In direzione ostinata e contraria” come Fabrizio De André. Ascolto troppi dischi, vado a molti concerti e riverso le mie sensazioni su fogli Word scritti in Helvetica. La mia musica è sempre lì: tra i miei abissi e le mie montagne, pronta ad accogliermi come un vinile di Chet Baker. Faccio liste che lascio sparse in giro per casa, perché mi aiutano a mettere in ordine i pensieri, le idee e i film che devo assolutamente vedere prima di morire.
Mi piacciono: la politica che mi fa sentire viva, le storie dei matti e le storie folli, i luoghi abbandonati, Kurt Cobain, la violenza sul grande schermo, i tatuaggi, i nei, il mare d’inverno, l’Islanda e l’Africa, il numero 7 che mi ricorda che ci si può dedicare una vita intera alle passioni, Peaky Blinders e Vikings, la mia Albania, perdermi tra le Chiese e i vicoli di Napoli, l’orgoglio che ci metto nel dire che sono del Sud, il giradischi che ho comprato lavorando per qualche mese ad Amnesty International e la mia (ancora piccola) collezione di vinili.