Legge di (s)bilancio: lo specchio dell’Italia di oggi
Dopo giorni di ritardo, promesse e ripensamenti, il disegno di legge di bilancio approderà in Parlamento per essere approvato. Ma su reddito di cittadinanza e riforma delle pensioni -provvedimenti bandiera del governo giallo-verde– è ancora buio pesto.
“Manovra del popolo”, “Manovra del cambiamento”: semplicemente, legge di bilancio. Per chi se lo fosse perso, è quel provvedimento con il quale lo Stato programma le entrate e le uscite per l’anno successivo, finanziando la macchina burocratica, investendo le risorse, pagando debiti. Potrebbe essere definita come il termometro di un Paese perché è in grado di stimarne la situazione finanziaria e di prevederne gli obiettivi di crescita. È la ricetta con la quale il Governo stanzia fondi per realizzare le promesse della campagna elettorale e rilanciare l’economia. Ma questo sta divenendo sempre più complesso.
Non saranno di certo sfuggiti a nessuno i teatrini tra i ministri Di Maio, Salvini e Tria: i primi due si lanciavano in dichiarazioni avventate, spesso imbarazzanti (ricordate la manina?) e il terzo costretto a rincorrere, a cercare di convincere la Commissione Europea che il debito pubblico fosse sostenibile e che la manovra porterebbe posti di lavoro e sviluppo. Ma, di come questo possa realizzarsi praticamente, non c’è traccia nella bozza. Le misure più importanti del governo giallo-verde, reddito di cittadinanza e pensione anticipata con “quota 100”, figurano nel testo come punti di carattere generale (tra l’altro molto esosi: 15 miliardi, complessivamente) senza alcun tipo di indicazione ulteriore. Questo significa che i due obiettivi saranno oggetto di futuri decreti, con tempi di approvazione più lunghi e incerti rispetto a quelli che sarebbero occorsi se fossero stati inseriti nella legge di bilancio. In effetti, non sarebbe potuto andare diversamente, considerando che Lega e Movimento 5 stelle non sembrano ancora riusciti a fornire una chiara ed univoca spiegazione di come intendano attuare queste riforme, a chi saranno indirizzate, quanto costeranno realmente.
La sensazione è che il Governo abbia scommesso il futuro dell’Italia su due carte ancora coperte, in una partita da giocare con i mercati finanziari, dove ogni incertezza si paga a suon di spread. Con questa legge, la maggioranza ipoteca la propria credibilità di fronte agli elettori, sempre più bramosi di rapidi cambiamenti ma con poca voglia di rimboccarsi le maniche, sopraffatti dalla propaganda, lontani dal senso critico. È una legge che rispecchia l’Italia di oggi, incerta, sciatta, diffidente, che si aggrappa a speranze future e procastina impegni e responsabilità, che aggredisce e si chiude in difesa. Un Paese che invoca assistenzialismo (e non più assistenza) e che dimentica le generazioni future (su cui graverà il macigno del debito pubblico), che si crede vittima dei complotti e che intende creare posti di lavoro mandando in pensione chi lavora.
La legge approderà alla Camera tra il 29 e il 30 novembre e dovrà essere approvata entro il 31 dicembre. Le molte incertezze su come risulterà il testo definitivo a seguito delle modifiche del Parlamento, rendono la situazione ancora più esplosiva. E questo non giova a nessuno.
Classe 1995 e svariati sogni nel cassetto. Diritto, politica e astronomia sono le mie passioni: razionale al punto giusto, nel tempo libero mi lascio affascinare dall’infinito. Passerei intere giornate a leggere classici perché in uno vi ho letto che “la bellezza salverà il mondo”. E ci credo follemente.