Storie di ordinaria follia: Schumann, disturbi psichici e musica
C´è correlazione tra disturbi psichici e musica? Prendendo d´esempio la vita di Robert Schumann, cerchiamo di analizzare la questione.
Aleggiano milioni di immagini e credenze dietro la figura di un artista. Artista è colui che “pratica arte”, intesa nella forma più ampia del termine. Tra le tante credenze vi è sicuramente quella di considerare, in particolare, musicisti e pittori dei “pazzi”. E la storia, di certo, ha sempre confermato tali teorie: Mozart, Bach, Beethoven, sono solo alcuni esempi di artisti considerati dai coevi persone da rinchiudere in manicomio.
L’anello di congiunzione tra “follia” e “musica” può essere trovato nelle vicende di vita di Robert Schumann, uno dei musicisti più grandi che la storia ci ha regalato, direttore d´orchestra, esecutore e compositore.
La malattia mentale che per anni lo ha accompagnato è stata, in un certo senso, d´aiuto alla musica che ha composto: ha alternato momenti di lucidità a momenti di nebbia totale, che è riuscito a superare solo attraverso la forza delle note. Tanto che, in uno dei suoi diari ha scritto che “la musica è l´unica via d´uscita dal dolore“, dolore reale e psicologico.
La sua vita è stata un alternarsi di momenti felici e altri di totale sconforto e solitudine dell´anima.
A soli ventitré anni, purtroppo, ha avuto la prima crisi depressiva che lo ha portato ben presto ad avere problemi di natura anche “sociale“: non è mai riuscito a relazionarsi a pieno con le persone, tanto da dover abbandonare il lavoro di direttore d´orchestra.
Questa “degenerazione mentale” lo ha aiutato però nella composizione di una delle sue più grandi opere: “Variazioni degli Spiriti“, composta due anni prima della morte, quando ha iniziato a “sentire le voci“, uno dei sintomi psicotici più gravi che il musicista ha avuto. Dopo aver tentato il suicidio nel Reno, ha supplicato l´amatissima moglie Clara di rinchiuderlo in manicomio, unico posto dove le sue inquietudini e i suoi demoni hanno trovato pace.
Quella di Schumann è sicuramente una vicenda complessa, dove bisogna scavare a fondo per capire le reali motivazioni dei problemi mentali che lo affliggevano, cosa che purtroppo con gli strumenti dell´epoca i medici non sono stati in grado di fare.
C´è chi, dopo l´autopsia eseguita sul suo cervello ha parlato di “paralisi generale incompleta“, “demenza paralitica“, cercando di capire la reale origine della sua pazzia, perfettamente correlata con la creatività che ha dimostrato di avere.
Questo connubio perfetto tra follia e musica è quindi reale e sottile. Un rapporto che va avanti da secoli è che è stato oggetto di numerosi studi. In particolare lo psichiatra Michael Fitzgerald del Trinity College di Dublino, dopo aver studiato per decenni la Sindrome di Auberg, una particolare forma d´autismo costituita da elevata capacità creativa, ha addirittura affermato che “i veri talenti naturali, non possono non avere disturbi mentali“.
A rafforzare ancora di più le sue ipotesi è il fatto che alcuni studi hanno dimostrato che il cervello di un creativo, o comunque un cervello che sta “creando”, si comporta allo stesso modo di un cervello “schizofrenico”, cioè di una persona che soffre di schizofrenia.
In altre occasioni è stata analizzata la creatività: in rapporto con il DDAI, il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività ed in rapporto al DAP, il Disturbo da Attacchi di Panico. In qualunque caso è emerso che persone affette da questi disturbi hanno un livello di creatività maggiore rispetto alla norma. Non è infrequente infatti, che dopo un attacco di panico o comunque di un periodo di ansia parossistica, si abbia un´esplosione di creatività, che può quindi tradursi tranquillamente in qualche forma d´arte e quindi anche di musica.
Quello che ci chiediamo, però, è: nessuna persona considerata “normale” può avere estro creativo? Oppure è intrinseca nella creatività questa dose di follia, di cui parlano tanto gli studiosi e che gli esempi reali ci confermano? Quello che ci resta di tutto questo è sicuramente l´alone di mistero che c´è dietro questo argomento, così complesso, ma allo stesso modo così affascinante: i geni sono nati folli?
“In direzione ostinata e contraria” come Fabrizio De André. Ascolto troppi dischi, vado a molti concerti e riverso le mie sensazioni su fogli Word scritti in Helvetica. La mia musica è sempre lì: tra i miei abissi e le mie montagne, pronta ad accogliermi come un vinile di Chet Baker. Faccio liste che lascio sparse in giro per casa, perché mi aiutano a mettere in ordine i pensieri, le idee e i film che devo assolutamente vedere prima di morire.
Mi piacciono: la politica che mi fa sentire viva, le storie dei matti e le storie folli, i luoghi abbandonati, Kurt Cobain, la violenza sul grande schermo, i tatuaggi, i nei, il mare d’inverno, l’Islanda e l’Africa, il numero 7 che mi ricorda che ci si può dedicare una vita intera alle passioni, Peaky Blinders e Vikings, la mia Albania, perdermi tra le Chiese e i vicoli di Napoli, l’orgoglio che ci metto nel dire che sono del Sud, il giradischi che ho comprato lavorando per qualche mese ad Amnesty International e la mia (ancora piccola) collezione di vinili.