“Scuola sì, ma in sicurezza”: parla la rappresentante del Liceo Pascal
Il rientro a scuola è tra i nodi più spinosi dell’emergenza Covid. Un tema dibattuto, sul quale anche gli studenti abatesi hanno voluto esprimere la propria opinione, organizzando – insieme a compagni di altri istituti – un presidio al Palazzo della Regione nella giornata di ieri, 25 gennaio. Per farci spiegare di più su questa mobilitazione e in generale sulla loro linea di pensiero e di azione a riguardo, abbiamo sentito Annamaria Santarpia, rappresentante del Liceo “Pascal”, membro dell’UdS Napoli e fondatrice del collettivo “Together”.
È quasi un anno che stiamo vivendo una nuova e difficile normalità causata dai travolgenti effetti della pandemia di Covid-19. Secondo alcune ricerche, tra le categorie che stanno subendo le conseguenze peggiori a lungo termine ci sono gli studenti. Bambini e ragazzi costretti a rinunciare alla socialità, al contatto con gli altri, rafforzando il rapporto unicamente con schermi di pc/tablet/cellulari (per chi ne ha avuto la fortuna); costretti ad affrontare forse perdite o momenti di difficoltà senza il conforto degli amici; costretti a rientrare in classe con nuovi e orari e nuove condizioni e poi tornare dopo poco ancora a casa. Bambini e ragazzi che nelle ultime settimane sono tornati – o torneranno a breve – a seguire in presenza; ma le scuole sono davvero pronte a riaccoglierli in sicurezza?
Per chiedere di “legittimare il ruolo della scuola e degli organi scolastici tutti, affinché ogni scuola venga analizzata singolarmente, perché NON tutte le scuole sono preparate ugualmente e adeguatamente al rientro in presenza”, il collettivo “Together” e l’UdS Napoli (che raccolgono principalmente gli studenti dell’area vesuviana e della provincia di Napoli) hanno organizzato nella giornata di ieri, 25 gennaio un presidio statico alla Regione, al grido di: “A scuola sì, ma non così”. Una manifestazione che ha ottenuto grande visibilità, tanto che la notizia è stata riportata – tra gli altri – anche dal sito dell’Ansa, che per la foto di copertina del suo articolo ha scelto un volto a noi noto, perché è un volto abatese: quello di Annamaria Santarpia, rappresentante degli studenti del Liceo “Pascal”, membro dell’Unione Degli Studenti e fondatrice proprio del gruppo “Together”, che ha deciso di realizzare la mobilitazione perché “è emersa una condizione di insoddisfazione di tutti noi studenti”, come ha spiegato proprio Annamaria a noi di Tutta n’ata storia che abbiamo deciso di chiederle qualcosa in più.
“Together è una rete che conta circa 35 scuole tra il salernitano e la provincia di Napoli. Il nome scelto vuole esprimere proprio la natura del collettivo stesso: siamo un gruppo di condivisione e coesione, perché la scuola non ha bisogno di rivalità ma ha bisogno di un’unica squadra che lavora insieme”, ci ha detto la rappresentante del liceo abatese, “e insieme abbiamo prima partecipato alla mobilitazione del 22 gennaio a Salerno al Palazzo della Provincia e poi organizzato, insieme all’UdS Napoli, un presidio statico al Palazzo della Regione a Napoli. Una delegazione di tre rappresentanti è riuscita anche a salire per partecipare ad un tavolo tecnico regionale”.
Un momento importante, che dimostra il valore di azioni pensate e organizzate, nate con spirito costruttivo e non distruttivo: “Abbiamo solo voluto condividere la nostra opinione riguardo cosa permetterebbe un rientro a scuola in sicurezza”. Tra i problemi maggiori individuati dagli studenti vi è il trasporto scolastico, ma non è l’unico: “Lo Stato deve impegnarsi a garantire più corse. Ancora, necessitiamo dei finanziamenti per l’edilizia scolastica: le ‘classi pollaio’ sono un problema per le scuole del napoletano; c’è poi la questione dei riscaldamenti, servizi già scadenti nel pre-Covid che ora, considerando le norme con cui si dovrà convivere, non permetteranno il benessere degli studenti. Richiediamo, inoltre, dei presidi medico-sanitari, un’attenzione diretta dell’ASL per la scuola”.
Quello previsto per il Primo Febbraio (secondo le ultime disposizioni regionali), sarebbe il secondo rientro a scuola nel corrente anno scolastico: già dopo l’estate, se ben ricordate, c’era stato un tentativo di didattica in presenza, seguito da un quasi immediato dietrofront con la ripresa della didattica a distanza, una modalità che, secondo Annamaria e le voci che rappresenta, non funziona, nonostante gli aiuti che le istituzioni hanno tentato di fornire: “È vero, ci sono stati bonus per l’acquisto di dispositivi per permettere di seguire le lezioni anche da casa, ma non è solo questo il punto. Si è persa e si sta perdendo la socialità: non si può nemmeno ridurre il concetto di scuola al sedersi in un banco. La scuola è confronto, apprendimento in ogni campo, anche morale. La scuola è guardarsi negli occhi, non comunicare dagli schermi. Per questo sentiamo la necessità di allontanarci da quegli schermi e di scendere in piazza. Vogliamo far sentire la nostra voce ed esprimere la nostra volontà, quella di un rientro in presenza ma in sicurezza”.
Insomma, ora che il rientro a scuola finalmente pare avvicinarsi, come Annamaria ci ha ben spiegato, gli studenti vogliono che sia sicuro sotto tutti i punti di vista, stabilità compresa, evitando il riaprirsi dei portoni degli istituti con il rischio di richiuderli nel giro di poche settimane, a causa di nuovi peggioramenti. La mobilitazione organizzata da “Together” e l’UdS Napoli è stata un grido di allarme, un promemoria: che chi di competenza non si dimentichi di nulla e di nessuno nel valutare e organizzare le modalità di rientro a scuola.
“A chi dice che queste mobilitazioni sono semplicemente delle scuse per evitare le lezioni”, ha chiarito Annamaria, “rispondiamo che noi sentiamo l’esigenza di stringerci a sostegno delle nostre richieste. Richieste che – voglio ricordarlo – non porterebbero beneficio solo a noi studenti, ma a tutta l’istituzione scolastica e a tutti gli organi scolastici che ne fanno parte”.
“Devi cambiare d’animo, non di cielo”: la frase che mi ripeto più spesso quando mi viene voglia di scappare; ma restare mi piace di più. Credo nelle radici anche quando meriterebbero di essere estirpate.
Il mio primo amore è stato – ed è – il calcio. A 14 anni ho iniziato a seguire il Sant’Antonio Abate, prima da appassionata e poi da addetto stampa: Eccellenza, serie D, Eccellenza e continua a leggere