Sportello d’ascolto gratuito: l’ultima iniziativa de “L’Impronta” in tempo di Covid (ma non l’unica)
Come sta andando l’attività dello sportello?
Nei primi tempi le chiamate non erano numerosissime, ma poi, con lo scoppiare di alcuni casi anche nelle nostre zone, sempre più persone si sono rivolte a noi.
Ad oggi sono più di venti i Comuni che si stanno appoggiando al nostro servizio e possiamo dirci soddisfatti. Anzi, colgo l’occasione per ringraziare tutte le amministrazioni che hanno capito il valore dell’iniziativa messa in campo e l’hanno colta, condividendola con le proprie comunità.
Chi è che in genere chiama?
Non c’è un “utente tipo”. Riceviamo, come dicevo, chiamate da donne vittime di violenza; riusciamo a supportarle anche grazie all’aiuto di enti, associazioni e forze dell’ordine locali che, se necessario, sono pronti ad intervenire.
Ma ci chiama davvero chiunque: i familiari di chi ha conosciuto il Covid da vicino, chi ha persone con disabilità in casa e ha visto il proprio equilibrio crollare, chi ha solo bisogno di compagnia, chi viene colto da attacchi d’ansia… E quando occorre, anche in questi casi, possiamo contare sulla cooperazione con gli enti del territorio.
Considerando i risultati che state ottenendo con questo sportello, pensate di poterlo riproporre come strumento di sostegno anche quando, speriamo presto, il Covid-19 sarà solo un brutto ricordo?
Sarebbe bello, ma bisogna capire come sostenerlo. Oggi lo sportello funziona grazie al lavoro esclusivamente volontario degli operatori coinvolti che – ci tengo a sottolinearlo – sono a disposizione sette giorni su sette, weekend compreso, per undici ore al giorno. Tutte le spese di gestione sono coperte da noi de “L’Impronta”. Ma, pensando a lungo termine, bisognerebbe trovare una formula di finanziamento.
“Devi cambiare d’animo, non di cielo”: la frase che mi ripeto più spesso quando mi viene voglia di scappare; ma restare mi piace di più. Credo nelle radici anche quando meriterebbero di essere estirpate.
Il mio primo amore è stato – ed è – il calcio. A 14 anni ho iniziato a seguire il Sant’Antonio Abate, prima da appassionata e poi da addetto stampa: Eccellenza, serie D, Eccellenza e continua a leggere