Quindici anni di Abatese Volley: pallavolo, sociale e un futuro ancora da scrivere
Sapete cos’è successo ormai quindici anni fa? È nata l’Abatese Volley, una delle associazioni sportive più attive di Sant’Antonio Abate. Abbiamo intervistato Stefania Manzo, storico volto del progetto, per raccontare quella che può essere sicuramente definita “tutta n’ata storia”.
Per chi vive il territorio, e soprattutto l’ambiente sportivo, l’Abatese Volley pare esistere da sempre. Da sempre e da troppo poco, come tutte le cose belle che sembrano rimanere al di fuori delle logiche del tempo. Eppure, sono ormai passati quindici anni dalla fondazione dell’associazione sportiva che ha fatto innamorare Sant’Antonio Abate della pallavolo. Un traguardo non di poco conto, fatto di sacrifici, inizi in sordina, vittorie non solo in campo e soddisfazioni cresciute col tempo come il numero (e la qualità) delle atlete. Un traguardo che anche noi abbiamo voluto celebrare. Come? A modo nostro, ovviamente: raccontandovi un po’ del passato, del presente e del futuro dell’Abatese Volley. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Stefania Manzo, colonna portante del progetto Abatese, contemporaneamente membro della società, allenatrice e pallavolista. Ecco cosa ci ha raccontato.
Quindici anni di Abatese Volley: cos’è successo?
È successo tanto. Abbiamo giocato quasi 1500 partite federali (quindi, senza contare i tantissimi campionati di Promozione disputati da anni e anni), 3 finali nazionali, 8 finali regionali… E a tutto ciò si aggiunge un piccolo record: quando abbiamo iniziato, Nicola (D’Antuono, ndr) era il presidente più giovane della Campania, aveva solo 22 anni. Possiamo dirci abbastanza soddisfatti, no?
Assolutamente sì, soprattutto se pensiamo che Nicola, quindici anni dopo, è ancora il vostro presidente! Ma chi sono gli altri membri dell’Abatese, tra società e staff tecnico?
Gli altri soci sono Alfonso Alfano e Alfonso Manzi, poi ci sono io, che però sono anche l’allenatrice del mini-volley insieme a Laura Fiore. In realtà, il duplice ruolo di socio-allenatore appartiene anche ad Alfonso Manzi, che si occupa di tutto il settore giovanile, dall’Under13 all’Under18.
Quindi, i settori di cui si compone l’Abatese sono: il mini-volley (dai 5 agli 11 anni), l’Under13, l’Under14, l’Under16 e l’Under18… E poi?
Poi abbiamo la cosiddetta “prima squadra”, che disputa la serie D femminile, allenata da Angelo Fiorillo. E a completare il quadro ci sono l’open femminile e l’open misto.
A proposito di serie D femminile, è iniziato da poco il campionato. Come è andato l’esordio?
Abbiamo giocato, fino ad ora, una sola partita perché la seconda è stata rimandata a causa del mal tempo. Purtroppo, abbiamo cominciato con una sconfitta, ma siamo ancora in fase di rodaggio. Domani, domenica 10 novembre, alle ore 18 c’è il match casalingo contro il Marano. Vi aspettiamo tutti alla tendostruttura in via De Luca!
E per i più piccoli?
Giovedì è iniziata ufficialmente la stagione dell’Under14. Dalla settimana prossima ai primi di dicembre cominceranno, man mano, anche i campionati delle altre categorie.
Tornando alla serie D, qual è l’obiettivo stagionale?
L’anno scorso siamo uscite ai play off. Ma per la stagione in corso la formula è un po’ cambiata. Precedentemente, la squadra prima in classifica conquistava la promozione in serie C e la seconda accedeva ai play off. Ora, invece, non c’è più la promozione diretta: sia la prima che la seconda del girone dovranno affrontare i play off, appunto. Quindi, il nostro obiettivo è piazzarci tra le prime due posizioni e poi provare a sfatare il tabù play off che ci perseguita da anni! Sappiamo che è difficile: ci sono società che sono già attrezzate per disputare la categoria superiore; ma noi non siamo da meno e vogliamo dire la nostra!
Sulla locandina della partita d’esordio, abbiamo notato una novità: “Twist” accompagna la classica denominazione “Abatese Volley”… Di chi si tratta?
“Twist” è il nostro nuovo sponsor. È un’azienda giovane, gestita da un imprenditore giovane che è anche uno sportivo, nonché nostro amico. Quando ha conosciuto l’Abatese, è rimasto particolarmente affascinato dall’ambiente familiare che la caratterizza e ha deciso di sostenerci.
Usciamo per un attimo dal campo di pallavolo. Come associazione siete stati impegnati in attività e collaborazioni sul territorio, tra cui l’Arena Abatese, un’iniziativa di vostra ideazione. Da cosa è nata l’esigenza di ampliare il raggio d’azione?
L’idea dell’Arena ci è venuta tanti e tanti anni fa, ma realizzarla era complicato per diversi motivi, in primis per il fatto che eravamo io e Nicola a dover gestire quasi da soli un po’ tutto. Quando è arrivato Alfonso Manzi in società, e poi si sono aggiunti per questa attività Carlo Sicignano e Rosaria Alfano, il progetto si è potuto concretizzare. È sicuramente un evento molto impegnativo, ma per noi è come un figlio e siamo soddisfatti di come sta crescendo.
Pallavolo, associazionismo, ambizioni e obiettivi da raggiungere. Ma per il prossimo futuro dobbiamo aspettarci qualcosa o testa al campionato in attesa della nuova Arena?
Un’iniziativa in programma c’è e non c’entra direttamente con la pallavolo: abbiamo deciso di collaborare alla colletta alimentare organizzata dal gruppo Fratres di Sant’Antonio Abate per fine novembre. Raccoglieremo anche in palestra generi di prima necessità. Poi, daremo maggiori informazioni sui nostri canali prossimamente.
Per quanto riguarda la prossima Arena, sarà sorprendente. Non posso dirvi di più se non che già siamo a lavoro e che “La notte di Carlitos” dell’ultima edizione è stata una sciocchezza rispetto a quello che abbiamo in serbo. Purtroppo o per fortuna, siamo un gruppo di pazzi – nell’accezione positiva del termine – e quando ci uniamo escono solo pazze idee!
A proposito della scorsa Arena, un’altra grande novità lì introdotta è stata quella del sitting volley. Ci sono sviluppi a riguardo?
Sì. Innanzitutto, sono cambiate le norme del sitting volley: prima era obbligatorio avere in campo un certo numero di atleti con disabilità e un certo numero di atleti normodotati; ora, invece, basta che figuri anche un solo atleta con disabilità per mettere su una squadra. Ci stiamo già impegnando per crearne una a Sant’Antonio Abate, ma con grande rammarico devo dire che stiamo incontrando difficoltà a trovare atleti. Quindi, colgo l’occasione per lanciare un appello alle associazioni del territorio (ma non solo) che si occupano di ragazzi disabili: facciamo rete, cerchiamo di unire le nostre competenze per realizzare questo nuovo progetto. Noi vogliamo continuare a formarci, grazie al supporto di tecnici esperti del sitting volley, e mettere a disposizione gratuitamente quanto appreso.
Facciamo volentieri eco al tuo appello. Anche perché è risaputo che lo sport fa bene e non solo per la forma fisica. Tu che lavori sia con bambini, che con ragazzi e con adulti, hai riscontrato ciò in qualche maniera particolare?
Durante uno degli ultimi corsi di aggiornamento a cui abbiamo partecipato, ci è stato detto che, secondo gli ultimi dati riportati dal sito ufficiale della Federvolley, la pallavolo è lo sport di squadra con più atleti laureati nei principali campionati. Secondo me, è un dato interessante perché il volley ti insegna sicuramente a tener fede agli impegni presi, a seguirli con costanza e dedizione. Lo impari in campo e lo porti con te ovunque. Chi fa pallavolo, resta pallavolista per tutta la vita, anche quando smette di giocare. Io sono mamma, ma mi sento mamma-pallavolista: tenere i due piani separati, nel bene e nel male, è impossibile. E, poi, con la pallavolo si apprende il concetto del gruppo, quello di gioco di squadra…
E visto che la pallavolo fa così bene e che non è mai tardi per cominciare, se qualcuno vuole unirsi a voi, come può farlo?
Può passare, innanzitutto, in palestra (quella dell’IC Forzati in via de Luca, sotto gli uffici della Polizia Municipale, ndr): il martedì, il mercoledì e il venerdì siamo qui dalle 16 alle 22 circa; il lunedì e il giovedì iniziamo intorno alle 19. Poi, c’è la nostra pagina Facebook, sia per poterci scrivere direttamente che per recuperare i nostri contatti telefonici.
Abbiamo parlato delle origini e dei progetti futuri più o meno prossimi. Chiudiamo con un tuffo nel passato: qual è il ricordo più amaro e quale quello più dolce legato a questi quindici anni?
Il momento più triste lo abbiamo vissuto quando hanno incendiato la tendostruttura. Sicuramente, è stata una sconfitta in primis per il paese; ma noi dell’associazione in quel momento abbiamo avvertito un senso di vuoto, di distruzione.
Invece, il momento più bello, a parte le vittorie dei campionati, è legato al settore giovanile. L’anno scorso ci siamo trovati a giocare finali regionali contro società che sono dei mostri della pallavolo. Per noi è stata una soddisfazione grandissima!
E se il poeta Nazim Hikmet scriveva: “I più belli dei nostri giorni non li abbiamo ancora vissuti”, noi all’Abatese Volley diciamo: “I più belli dei vostri ricordi non li avete ancora costruiti”. Questo è il nostro augurio in occasione dei primi quindici anni di attività per i prossimi quindici anni di attività e per i prossimi quindici ancora e ancora e ancora…
“Devi cambiare d’animo, non di cielo”: la frase che mi ripeto più spesso quando mi viene voglia di scappare; ma restare mi piace di più. Credo nelle radici anche quando meriterebbero di essere estirpate.
Il mio primo amore è stato – ed è – il calcio. A 14 anni ho iniziato a seguire il Sant’Antonio Abate, prima da appassionata e poi da addetto stampa: Eccellenza, serie D, Eccellenza e continua a leggere