Diritto di voto ai sedicenni: una buona idea?
Di dirompente attualità è tornato il dibattito sulla quesitone relativa all’estensione, ai maggiori di 16 anni, del diritto di voto in Italia. Nonostante molti ne perorino in favore la causa, si registra – secondo i sondaggi – il netto scetticismo della popolazione, secondo cui i sedicenni sarebbero ancora troppo immaturi.
Secondo il sondaggio di Termometro Politico dell’11 ottobre 2019, ben il 58,9% degli intervistati è nettamente contrario all’abbassamento dell’età del voto a 16 anni, mentre solo il 7,1% propende per una soluzione contraria. Nel mezzo, alcuni si schierano per un “Sì condizionato da riforme scolastiche” (18,3%), altri, in maniera radicale, addirittura auspicano un innalzamento della soglia attuale (13,9%); una minima percentuale (1,8%) non ha un’opinione in merito.
Per meglio intenderci sulla questione – ritornata in auge dopo il “Global Strike For Future”, la manifestazione per il clima capitanata da Greta Thunberg e animata da migliaia di giovanissimi – bisogna chiarire un aspetto decisivo: la definizione della soglia di attribuzione del diritto di voto è una scelta meramente arbitraria. È il legislatore che sceglie, secondo valutazioni politiche e sociali, a partire da quale fascia di età i cittadini possono votare. Del resto – forse non tutti sanno – solo nel 1975 l’età per l’elettorato attivo è stata abbassata da 21 a 18 anni.
In Europa, quattro paesi (Austria, Grecia, Malta e Ungheria) hanno già abbassato i limiti di età al voto, mentre, nel resto del mondo, i sedicenni possono votare in Argentina, Brasile, Nicaragua, Cuba, Ecuador.
Nonostante la politica (Pd, M5S e Lega) abbia aperto le porte ad una possibile riforma, a prevalere è ancora lo scetticismo. I più conservatori sostengono, infatti, che i sedicenni sarebbero ancora troppo immaturi e poco preparati rispetto ai maggiorenni. Eppure, questa affermazione è, in astratto, pretestuosa: ai maggiorenni non è richiesto essere culturalmente preparati o informati e, se lo fosse, la percentuale di votanti potrebbe ridursi drasticamente, arrivando ad escludere non soltanto persone poco colte ma anche con demenze e altre malattie cognitive. Qualcuno potrebbe ritenere auspicabile una siffatta “democrazia di migliori” ma, in verità, si finirebbe per confondere il significato stesso di democrazia, che è una forma di governo che tende non a raggiungere decisioni giuste e monisitche ma che mira a comporre interessi e conflitti in modo dialettico e pluralistico.
E se appare sempre più evidente che i sedicenni siano portatori di molteplici interessi (al rispetto dell’ambiente, al diritto allo studio, al lavoro…) perché non permettere loro di poter incidere attivamente nella determinazione delle scelte politiche? Responsabilizzare i giovani attraverso il voto potrebbe renderli più partecipi e attenti alla politica. Ad esempio, nel 2007, dopo che in Austria fu consentito ai sedicenni di votare, si appurò non solo che essi avessero lo stesso livello di informazione dei più anziani ma che avessero più propensione alla partecipazione al voto rispetto ai ragazzi tra i 18 e i 21 anni.
Abbassare i limiti di età, inoltre, avrebbe l’effetto di svecchiare le proposte politiche e di produrre l’assunzione di decisioni improntate al lungo termine: i giovani devono avere la possibilità di condizionare la società nella quale sono destinati a passare più tempo rispetto agli anziani. E – si badi bene – in Italia oltre la metà della popolazione ha più di 45 anni.
Che si assuma una posizione o un’altra, è innegabile che il discorso sull’abbassamento della soglia di età vada accompagnato da una riforma dei programmi scolastici che consentirebbe ai giovanissimi, in modo graduale e attraverso il sostegno dei precettori, di entrare in contatto con il mondo complesso della Cosa Pubblica. Rafforzare l’insegnamento dell’educazione civica e costituzionale garantirebbe la formazione di cittadini non solo informati ma consapevoli del peso specifico che la loro preferenza può assumere nella società in cui vivono. E se il dibattito sull’età è ancora molto aperto, la preparazione scolastica è, invece, un aspetto su cui la politica non può più indugiare.
Classe 1995 e svariati sogni nel cassetto. Diritto, politica e astronomia sono le mie passioni: razionale al punto giusto, nel tempo libero mi lascio affascinare dall’infinito. Passerei intere giornate a leggere classici perché in uno vi ho letto che “la bellezza salverà il mondo”. E ci credo follemente.