Grazie a IUV anche la spesa diventa plastic-free

Per dire addio alla plastica bisogna partire dalla produzione e sviluppare packaging innovativi. Sembrava impossibile e invece la startup IUV ha ideato un modo intelligente per farlo! 

Avete mai fatto caso a quanta plastica vi circonda quando attraversate le corsie del supermercato? 

 Bottiglie di detersivo, bottiglie delle bevande, buste per la frutta e verdura, vasetti di yogurt, eccetera, eccetera… 

Tutti questi oggetti fanno parte del packaging, degli imballaggi che servono per conservare i cibi in maniera sicura e rendere i prodotti per la casa facilmente acquistabili. Si tratta di una grande porzione di plastica che, una volta consumato il contenuto, è destinata a finire nell’immondizia, e costituisce perciò uno spreco di entità non trascurabile, visto che non esiste ormai una singola famiglia che non faccia spesa al supermercato. 

Immaginate di poter eliminare questo spreco, sostituendo gli imballaggi di plastica con un materiale a basso impatto ambientale, almeno per quel che riguarda gran parte dei prodotti alimentari. È proprio questo l’intento che ha portato il giovane Cosimo Maria Palopoli a fondare insieme ad altri la startup IUV (Innovation Utility Vehicle), un progetto di packaging innovativi, edibili e biodegradabili per il comparto Food & Beverage, in grado di sostituire gli imballaggi plastici. 

Cosimo ha 25 anni, una laurea in Scienze e Tecnologie Alimentari, e una forte motivazione che lo ha spinto a diventare amministratore delegato di IUV. A lui si affiancano Maria Lucia Gaetani, biologa nutrizionista, e Andrea Sala, business analyst. 

“Nel 2012 è partita la sfida allo sviluppo di pellicole edibili e biodegradabili in grado di sostituire i confezionamenti plastici e di abbattere con risoluzione e gli sprechi alimentari: nasce Columbus’ egg. Ad oggi abbiamo sviluppato pellicole edibili biodegradabili da sostanze naturali 100% sostenibili e film a partire da scarti dell’agro-industria. Vogliamo raggiungere quanto prima il mercato e, successivamente, approdare al servizio della cosmesi” così parla Cosimo nel video di presentazione di IUV. 

Columbus’ egg è il sistema attraverso il quale le pellicole sono in grado di prevenire la comparsa di muffe, lieviti e batteri, conferendo una vita più duratura agli alimenti. 

Tra gli alimenti a cui questa tecnologia potrebbe essere applicata, ci sono: bevande, carne, pesce, dolci, prodotti caseari, mangimi, frutta e ortaggi, prodotti da forno, tè e caffè. 

Grazie all’intraprendenza degli ideatori, i riconoscimenti non hanno tardato ad arrivare: il progetto è stato inserito nel programma di accelerazione ed incubazione presso il Romagna Tech S.C.p.A. di Faenza, nell’ambito del quale i promotori sono stati affiancati nella fase di brevettazione e nella definizione di un modello di business. 

Il processo di incubazione sembra dare i suoi frutti, infatti sono numerose le aziende leader del settore agro-alimentare interessate all’innovativo modello di packaging. 

IUV approderà presto anche in Giappone, nell’ambito dell’Italian Innovation Day, organizzato dall’Ambasciata d’Italia a Tokyo in collaborazione con altre istituzioni pubbliche italiane e giapponesi. L’evento si svolgerà il 9 ottobre 2019 a Tokyo: in questa occasione IUV avrà la possibilità, assieme alle altre 14 startup di presentarsi di fronte ad un vasto pubblico di importanti aziende e investitori. 

Non ci resta che augurare in bocca al lupo a IUV e a tutti coloro che si impegnano per ridurre la produzione di rifiuti, nella speranza che con la buona volontà di molti, riusciremo in questa impresa! 

Fonti: romagnatech.eu, ravennawebtv.it

Melania D'Aniello

Come si fa a descrivere se stessi? Non lo so, ma so quello che gli altri dicono di me.

Qualcuno dice che io sia ostinata e rompiscatole. Tutti dicono che io sia coraggiosa, e uno dei motivi è perché studio Fisica. Sì, è vero, è stata la scelta più folle della mia vita ma, quando l'ho fatta, sapevo che mi sarebbe piaciuto studiare come riassumere l’Universo in leggi concise e ben ordinate.

Ciò che non sapevo è che avrei avuto l’opportunità di lavorare in contesti interazionali, stravolgendo totalmente il mio punto di vista su molte cose, e che interagire con persone di culture diverse mi avrebbe messo ogni volta di buon umore, specie se a tavola o davanti a una birra; non sapevo nemmeno che avrei imparato a vivere lontano da casa, sperimentando innumerevoli partenze e ritorni, ed i maledetti sentimenti contrastanti che ne derivano.

Oltre ciò che dice la gente, qualcosa ho imparato a capirla anch’io di me.

Mi piace osservare le persone per capire cosa c’è oltre la superficie. Non mi piacciono le persone banali, preferisco quelle che sembrano tali, ma poi nascondono dietro un mondo. Non mi piacciono gli anticonformisti a tutti i costi. Mi piace chi ascolta prima di parlare.

Mi piace l’ordine e l’armonia, ecco perché la danza è una mia grande passione: mi basta vedere un ballerino fare due pirouette o un grand jetè e sono felice.

Credo nel valore del cibo: tra cucinare e mangiare in compagnia non saprei scegliere cosa mi fa stare meglio. Mi diletto a preparare ricette sempre nuove, adoro alcuni piatti orientali, ma non rinuncerei mai ai sapori della mia terra.

Mi incuriosisce esplorare nuovi luoghi, ognuno con le sue tradizioni, ma fino ad ora niente è mai riuscito ad acquietarmi come il mare di Napoli col Vesuvio sullo sfondo. Per me dire Napoli è dire Massimo Troisi perché “Con lui ho capito tutta la bellezza di Napoli, la gente, il suo destino, e non m'ha mai parlato della pizza, e non m'ha mai suonato il mandolino”.

A proposito di casa e di ciò che mi piace, credo nel potere dell’aggregazione e dell’attivismo giovanile e, fortuna ha voluto che incontrassi persone con visioni a tratti uguali e a tratti opposte, ma che si combinano perfettamente, e trovano modo di esprimersi in quella che è Tutta n’ata storia. Personalmente, mi occupo della rubrica scientifica di questo sito, che mette sempre a dura prova la mia capacità di spiegare concetti complicati in parole semplici. Il titolo della sezione è “Dove andremo a finire?” e la risposta è in ogni articolo in cui si parla di futuro, sostenibilità ambientale, progresso scientifico e tanti altri fatti.