ELEZIONI ABATESI: intervista al candidato Antonino D’Auria
Il suo programma include la creazione di centri antiviolenza. S. Antonio Abate ha avuto, con l’amministrazione Varone, il centro “Eva” che è stato aperto con un bando a termine e che ha accolto poche persone, forse perché in un luogo troppo centrale per la sua funzione. Come pensa si possa garantire la permanenza di queste realtà sul territorio?
Non è l’ubicazione di tali realtà il problema. Il centro deve realmente operare e per farlo bene deve partire col farsi conoscere dalla società, incominciando dalla scuola e dalle varie associazioni che sono sul territorio. Credo non ci sia stato abbastanza impegno da parte di chi doveva gestire il centro né l’attenzione necessaria dell’amministrazione che avrebbe dovuto vigilare meglio su quanto realmente si stava facendo.
Negli ultimi anni, abbiamo visto la realizzazione dello svincolo della SS268, cui dovrebbe seguire lo sviluppo della zona industriale abatese, che allontanerà il traffico dal centro urbano e che forse riporterà sul territorio attività che hanno dovuto o voluto lasciarlo. Sono ancora molti gli interventi necessari alla realizzazione di tale obiettivo. Come intende proseguire la sua amministrazione, tenendo anche conto della recente approvazione del PUC?
Lo svincolo è fondamentale per liberare il paese dal traffico pesante, tant’è che anch’io, da sindaco, ho affrontato il problema. Lavorammo, coi sindaci di Angri e Scafati, per sbloccare l’iter progettuale e amministrativo di un intervento urbano che prevedeva una zona industria-artigianato programmata dal PIP (Piano per Insediamenti Produttivi, ndr) che ancora oggi è inalterata, perché coordinata coi piani di ordine superiore. Si pensò a parcheggi, verde attrezzato, luoghi per la sosta e persino ad un asilo nido per i figli degli operai, nonché ad una sala convegni. Negli anni a venire sono certamente sorti dei problemi, ma credo si potessero risolvere prima.
Se dovessi essere eletto, battermi con gli enti superiori per ottenere interventi immediati sarebbe il mio primo impegno. Urge la zona industriale: non pretendo che in paese arrivi la Fiat, sarei un pazzo! Ma intendo dare il giusto spazio agli artigiani abatesi che troppo spesso lavorano in spazi inadeguati. Sono, inoltre, necessari interventi sotterranei perché non c’è – ad esempio – lo spazio per i parcheggi. Credo che al piano approvato manchi qualche contenuto per il generale sviluppo del paese, perciò metterei mano a dei piani particolareggiati, cercando di intervenire sul territorio nel suo complesso.
Nel suo programma si parla della messa in sicurezza dei plessi scolastici abatesi. Tra questi, la scuola De Curtis rappresenta uno dei temi più dibattuti durante l’amministrazione Varone. Si è parlato anche, inizialmente, di un cambio di destinazione d’uso. Lei cosa ne pensa?
Ho letto che quella scuola potrebbe essere destinata a uffici per i laureati o spazi per le associazioni. Per carità, i giovani studiano, ma devono farsi il proprio percorso; inoltre, rischiamo anche che il numero delle associazioni aumenti ulteriormente! Un paese che ha case e spazi liberi, dovrebbe pensare a chi in paese ha bisogno, pensare all’accoglienza dal momento che ci sono fondi del Ministero degli Esteri destinati a questo. I sindaci, se si attivano, possono attingere a questi fondi per realizzare non ville, ma ambienti degni per la vita umana. Tornando a parlare della De Curtis in senso stretto, anche se le nascite sono diminuite e non servono troppe aule, il complesso è lì e quindi deve essere riadeguato alle norme tecniche.
Restando sul tema scuole, la sede abatese del Liceo Scientifico E. Pascal ha visto, negli anni, un aumento delle iscrizioni. Ad oggi, gli spazi non sono ancora adeguati ad accogliere un elevato numero di studenti. Ha già qualche idea circa la valorizzazione del liceo e la conduzione dello stesso verso l’eventuale conquista dell’autonomia?
Ora che il liceo può vantare un intero corso quinquennale, bisogna incentivare sempre di più le iscrizioni e dimostrare che servono altre aule. Questo consentirà di inserirci in graduatoria per i finanziamenti che sono periodicamente stanziati dal ministero, in modo da intervenire poi non solo su questa struttura, ma su tutti gli edifici che necessitano di interventi. Si potrebbe, intanto, cominciare col pensare ad un accorpamento delle scuole elementari recuperando così spazi per il liceo; di seguito, magari, mettere in cantiere un istituto autonomo per il quale – ovviamente – vanno sempre cercati dei finanziamenti. Credo, però, che al nostro paese manchi soprattutto un istituto tecnico superiore. Negli ultimi anni si è assistito a una trasformazione importante nel campo economico e delle attività produttive, che ha richiesto personale sempre più specializzato anche dal punto di vista pratico. Oggi, per questo tipo di formazione, i nostri giovani sono costretti a spostarsi nei paesi limitrofi con i quali, tra l’altro, non siamo neanche ben collegati.
La più realista tra i sognatori, la più disfattista degli ottimisti. Una perfezionista, dicono in molti. Futuro architetto, innamorata dell’arte in ogni sua forma. Mi piace osservare, scovare il dettaglio sfuggito al primo sguardo. Camminare a testa alta, perché ho imparato che la prospettiva sa cambiare di continuo e – con gli occhi bassi – si perde tanta bellezza.
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