ELEZIONI ABATESI: intervista al candidato Carmine D’Aniello
Cavallo di battaglia dell’amministrazione uscente è sicuramente l’approvazione del PUC, ancor in attesa della pubblicazione sul BURC. Che tempi si prevedono per la pubblicazione e quali saranno I primi interventi a cui punterà la sua amministrazione?
La pubblicazione è prevista per il 20 maggio (l’intervista si è tenuta il 14 maggio, il PUC è stato pubblicato sul BURC il 20 maggio, ndr). Prima di tutto aumenteremo i parcheggi e i sensi unici, perché la qualità della vita passa anche attraverso queste cose. Sant’Antonio Abate è un po’ come un grosso incrocio su cui convergono i paesi limitrofi, e questo causa molto traffico. Inseriremo parcheggi ovunque sarà possibile, anche per il bene dei commercianti: se a via Stabia e via Scafati i negozi funzionano e a via Roma no, ci sarà un motivo. Riguardo all’urbanistica in generale, abbiamo 6 milioni di euro già stanziati, di cui 2.8 andranno al Buonconsiglio, e la ditta ha già vinto l’appalto per i lavori in zona Consan.
La realizzazione dello svincolo per la SS268 e il conseguente sviluppo della zona industriale di Sant’Antonio Abate richiedono l’allargamento di via Paludicella. L’amministrazione uscente aveva già preso atto della questione procedendo con l’abbattimento di una vecchia abitazione, ma resta ancora molto da fare. Come intende proseguire lei e quali saranno i tempi?
Qui dovrebbero entrare in gioco i finanziamenti di cui abbiamo parlato prima, perché per urbanizzare la zona industriale servono molti soldi. Oltre al PUC, bisogna reperire fondi europei, ed è la parte più difficile. Per l’allargamento della strettoia di via Paludicella abbiamo 3 milioni di euro già stanziati dalla regione, per cui possiamo procedere.
Nel suo programma e in quello di altri candidati si contempla la possibilità di riconoscere Sant’Antonio Abate come Zona Franca Urbana (ZFU). Noi ci siamo informati e abbiamo visto che c’è un iter specifico da seguire. Il nostro paese ha i requisiti necessari? E, soprattutto, ci sono bandi in previsione, visto che l’ultimo per la Campania risale al 2014?
Io stesso credo sia poco realistico parlarne oggi, in mancanza di un bando aperto a cui partecipare. Preferisco concentrarmi su progetti concreti, perché la gente è stanca di aspettare.
Da anni uno dei problemi principali che gli studenti della sede staccata del Liceo “E. Pascal” stanno riscontrando è la mancanza di locali. Alcune aule sono addirittura tagliate a metà con pareti di cartongesso. Lei ha già pensato a come aiutare la crescita del Liceo abatese, con l’auspicio che diventi nel prossimo futuro una sede indipendente?
Sì, ho intenzione di invertire la sede del Liceo con uno dei plessi di scuola materna periferici, perché, stando ai dati attuali, i bambini sono numericamente di meno rispetto ai ragazzi del Liceo. In questo modo, nell’arco di un anno avremo un vero e proprio Liceo. Sia chiaro: anche a me piacerebbe realizzare la cittadella scolastica, ma è necessario un appezzamento di terreno, e per il terreno non sono previsti fondi, stesso discorso vale per l’esproprio; quindi sarebbe più complicato in termini di tempo e burocrazia.
A proposito di edilizia scolastica, nel suo programma si parla di messa in sicurezza dei plessi scolastici abatesi, ma si esclude la scuola De Curtis, uno dei temi più dibattuti durante questi ultimi anni. Intende allinearsi alle decisioni prese finora dall’amministrazione uscente o no?
Sì, siamo giunti alla conclusione di dover abbattere la parte vecchia, che poco rispetta le attuali norme di sicurezza. Toccherà decidere dove svolgere le lezioni durante il periodo di lavori, scegliendo tra fare i doppi turni o installare delle strutture prefabbricate. Io sono per la seconda, a patto che quando i bambini torneranno nella nuova scuola i locali della struttura vengano utilizzati come sede per le associazioni e uffici. L’area individuata sarebbe quella situata tra la caserma dei Carabinieri e il palatenda.
Come si fa a descrivere se stessi? Non lo so, ma so quello che gli altri dicono di me.
Qualcuno dice che io sia ostinata e rompiscatole. Tutti dicono che io sia coraggiosa, e uno dei motivi è perché studio Fisica. Sì, è vero, è stata la scelta più folle della mia vita ma, quando l’ho fatta, sapevo che mi sarebbe piaciuto studiare come riassumere l’Universo in leggi concise e ben ordinate.
Ciò che non sapevo è che avrei avuto l’opportunità di lavorare in contesti interazionali, stravolgendo totalmente il mio punto di vista su molte cose, e che interagire con persone di culture diverse mi avrebbe messo ogni volta di buon umore, specie se a tavola o davanti a una birra; non sapevo nemmeno che avrei imparato a vivere lontano da casa, sperimentando innumerevoli partenze e ritorni, ed i maledetti sentimenti contrastanti che ne derivano.
Oltre ciò che dice la gente, qualcosa ho imparato a capirla anch’io di me.
Mi piace osservare le persone per capire cosa c’è oltre la superficie. Non mi piacciono le persone banali, preferisco quelle che sembrano tali, ma poi nascondono dietro un mondo. Non mi piacciono gli anticonformisti a tutti i costi. Mi piace chi ascolta prima di parlare.
Mi piace l’ordine e l’armonia, ecco perché la danza è una mia grande passione: mi basta vedere un ballerino fare due pirouette o un grand jetè e sono felice.
Credo nel valore del cibo: tra cucinare e mangiare in compagnia non saprei scegliere cosa mi fa stare meglio. Mi diletto a preparare ricette sempre nuove, adoro alcuni piatti orientali, ma non rinuncerei mai ai sapori della mia terra.
Mi incuriosisce esplorare nuovi luoghi, ognuno con le sue tradizioni, ma fino ad ora niente è mai riuscito ad acquietarmi come il mare di Napoli col Vesuvio sullo sfondo. Per me dire Napoli è dire Massimo Troisi perché “Con lui ho capito tutta la bellezza di Napoli, la gente, il suo destino, e non m’ha mai parlato della pizza, e non m’ha mai suonato il mandolino”.
A proposito di casa e di ciò che mi piace, credo nel potere dell’aggregazione e dell’attivismo giovanile e, fortuna ha voluto che incontrassi persone con visioni a tratti uguali e a tratti opposte, ma che si combinano perfettamente, e trovano modo di esprimersi in quella che è Tutta n’ata storia. Personalmente, mi occupo della rubrica scientifica di questo sito, che mette sempre a dura prova la mia capacità di spiegare concetti complicati in parole semplici. Il titolo della sezione è “Dove andremo a finire?” e la risposta è in ogni articolo in cui si parla di futuro, sostenibilità ambientale, progresso scientifico e tanti altri fatti.