Senerchia: il borgo dell´Acqua “jànca”
A Senerchia, un piccolo Comune in provincia di Avellino, sorge un’Oasi dalle mille sfumature: la Valle della Caccia, custode di sorprendenti “ritagli di mondo”.
Siamo nell’alta Irpinia, ai piedi dei Monti Picentini sorge Senerchia, un piccolo Comune che – fiero – convive con le cicatrici che il sisma dell’Ottanta gli ha inferto, cancellando quasi del tutto l’originario nucleo abitativo del secolo IX. L’antico castello longobardo e i resti delle case fatiscenti custodiscono, in uno scenario dal fascino senza tempo, pezzi di vita vissuta e la memoria di un luogo che ha visto scorrere tanta storia.
Dai ruderi dell’antico borgo – oggi totalmente abbandonato – che si staglia lungo pendici rocciose, è possibile contemplare il “nuovo Senerchia”, edificato su quella stessa frana che tentò di cancellarne la memoria, come manifestazione di un atavico attaccamento alla propria terra.
Nel territorio senerchiese rientra la contrada Acquabianca, custode di un piccolo pezzo di mondo incontaminato: l’ Oasi WWF Valle della caccia.
“Dovremmo avere un complesso di inferiorità ogni volta che guardiamo un fiore” ha scritto l’informatico statunitense Alan Kay, a sottolineare la straordinarietà del mondo che ci circonda. Senerchia è allora un luogo in cui sentirsi davvero molto piccoli perché palpabile è la potenza della natura.
Arroccata sui monti è la “natura matrigna”, a valle quella stessa madre genera una multiforme vita. Se davvero sono gli alberi le colonne del mondo, la Valle della caccia è un luogo in cui il cielo non potrà, di certo, caderci sopra la testa.
L’Oasi, che occupa 450 ettari di territorio comunale, è stata istituita dal Comune di Senerchia il 15 luglio del 1992 ed inaugurata nel maggio dell´anno successivo. Oggi è Sito di Interesse Comunitario e Zona di Protezione Speciale.
Seppur non accertate, storie di paese forniscono informazioni circa la scoperta della Valle. Dai racconti, che si sono tramandati negli anni, risulta che il “merito” sia di un pastore che annunciò l’esistenza di una cascata all’Acqua “jànca”, dopo essersi addentrato in parti della contrada non ancora del tutto esplorate. La cascata in questione è un salto di ben trenta metri che si getta in un vallone selvaggio in cui la natura regna indisturbata facendo mostra dei suoi più bei colori.
Ottocento metri di bosco costeggiano il Torrente Acquabianca, così chiamato per la corrente chiara, celando una flora e una fauna davvero preziose, nonché numerose grotte (Grotta del Profonnale, Grotta del Diavolo, Grotta della Madonna di Senerchia, la Grotta Petena, per citarne alcune).
Un fatto molto raro è la presenza dei pini neri, specie relitta e pioniera che è riuscita ad insediarsi sul neoformato terreno di Senerchia.
Nonostante la denominazione, la Valle della caccia è tra i luoghi più protetti dei Monti Picentini. Il Parco ospita una ricchissima fauna: uccelli, anfibi, rapaci e mammiferi di specie varia.
La presenza più significativa è certo quella del lupo – la popolazione dei Monti Picentini è una delle più importanti dell’Italia Meridionale – che qui è riuscito a sopravvivere anche durante gli anni in cui la specie aveva raggiunto il minimo storico, grazie ad un’incessante operazione di monitoraggio.
L’Oasi Valle della caccia è un luogo “sospeso nel tempo” dall’incantevole gioco di luci e ombre che si inseguono tra le fronde dei maestosi alberi, padroni indiscussi dei silenziosi sentieri che conducono al fragore dell’ Acqua “jànca”, mentre si lascia cadere dalle rocce.
L’Oasi riaprirà a Marzo 2019.
Potete, intanto, godervi un’insolita e splendida versione invernale dell’Oasi, attraverso i ghiacciati scatti di Antonietta Faia – autrice di tutte le foto allegate all’articolo – e le “magiche” riprese di Marco Gugliucciello, i nostri amici di Senerchia.
Oppure in questo video, che propone la Valle della Caccia da una diversa prospettiva.
Per maggiori informazioni, www.oasivalledellacaccia.it
La più realista tra i sognatori, la più disfattista degli ottimisti. Una perfezionista, dicono in molti. Futuro architetto, innamorata dell’arte in ogni sua forma. Mi piace osservare, scovare il dettaglio sfuggito al primo sguardo. Camminare a testa alta, perché ho imparato che la prospettiva sa cambiare di continuo e – con gli occhi bassi – si perde tanta bellezza.
L’università mi ha trasformata in continua a leggere