Come funziona la raccolta differenziata? Dalla Campania, a Sant’Antonio Abate, al cittadino
Dalla Campania a Sant’Antonio Abate cerchiamo di capire meglio il sistema di recupero dei materiali: quali sono le criticità di questo processo, l’importanza del ruolo dei cittadini nella fase della raccolta differenziata e come noi di Tutta n’ata storia abbiamo pensato di aiutarvi.
Lo scorso luglio vi avevamo annunciato l’inaugurazione della nuova isola ecologica realizzata in territorio abatese, sita in via Lenze, e che ha comportato alcuni cambiamenti nelle regole per la raccolta dei rifiuti. È così che i cittadini si sono visti costretti a dover modificare le proprie abitudini nel differenziare l’immondizia. A quanto pare, però, hanno imparato in fretta: stando al sito del Comune, ad agosto gli abatesi hanno raggiunto il 74% di raccolta differenziata.
Inoltre, è di pochi giorni fa la notizia che Sant’Antonio Abate è stato insignito del “Premio speciale per i centri di raccolta”, insieme ai Comuni di Pomigliano d’Arco (NA), Montoro (AV) e Montecorice (SA). Il riconoscimento è stato conferito da Legambiente Campania e rientra nell’iniziativa “Comuni ricicloni”, le cui edizioni regionali rappresentano una vetrina per chi punta in alto in termini di raccolta, riciclaggio e smaltimento dei rifiuti.
Grazie a “Comuni ricicloni” è facile tracciare un prospetto della situazione a livello regionale: è emerso, infatti, che “tra i capoluoghi di provincia solo Benevento con il 66% di raccolta differenziata supera quota 65%; segue Salerno con 61%; Caserta con il 52% ed in ultimo Napoli e Avellino con rispettivamente 34% e 31%”.
Sul sito di Legambiente Campania si parla anche di un rallentamento nella crescita, poiché “sono 238 i ‘ricicloni’, quelli cioè che nel 2017 hanno superato il 65% di raccolta differenziata. come previsto dalla legge; solo 11 in più rispetto all’anno precedente”. Nel complesso si arriva a una percentuale regionale del 52,67%, “che rimane in ogni caso la migliore performance nel Mezzogiorno”.
Sebbene i dati non siano così negativi, siamo ancora ben lontani dall’obiettivo “rifiuti zero”, ovvero 100% di raccolta, a cui hanno aderito 232 comuni italiani. L’ostacolo principale che impedisce alla nostra regione di migliorare significativamente è la mancanza di impianti di stoccaggio, affinché l’intero ciclo dei rifiuti possa essere compiuto entro il confine campano.
Come si legge sullo stesso sito di Legambiente, infatti, “il 91% dell’organico differenziato in Campania oggi finisce fuori regione”, con conseguenti costi energetici ed economici; è per questo motivo che urge la realizzazione “di impianti industriali di trattamento della frazione organica con compostaggio e digestione anaerobica”, processi dai quali, a partire dagli scarti organici, si ottengono ad esempio il compost e il biometano.
Il riciclaggio resta, però, l’ultima parte del ciclo dei rifiuti: chi ne dà il via sono i cittadini. A pensarci bene, durante la giornata compiamo quest’azione decine di volte, ma quanto ci riflettiamo davvero? Senza esagerare, possiamo dire che il destino di un materiale è nelle nostre mani: quando un oggetto non ci serve più, siamo noi a decidere se riutilizzarlo per una funzione diversa, oppure gettarlo via; se differenziarlo, oppure riporlo nel secco indifferenziato perché non sappiamo come farlo.
Ecco perché tutto passa attraverso l’informazione: come facciamo a sapere dove gettare un materiale? Sul sito del Comune vi è un’apposita sezione dedicata alla raccolta, completa di tutte le informazioni necessarie per differenziare in modo corretto. Sono disponibili anche degli schemi riassuntivi da poter stampare e affiggere in cucina, in modo che siano ben in vista.
Tecnicamente avreste tutto quel che serve per differenziare il differenziabile. Ma noi di Tutta n’ata storia abbiamo deciso di aiutarvi a rendervi il lavoro meno pesante e, se possibile, anche divertente.
Lo faremo nelle prossime settimane, dandovi alcuni suggerimenti su quei rifiuti che nessuno sa mai dove riporre, e alcuni piccoli accorgimenti che possono fare la differenza. Restate connessi!
Come si fa a descrivere se stessi? Non lo so, ma so quello che gli altri dicono di me.
Qualcuno dice che io sia ostinata e rompiscatole. Tutti dicono che io sia coraggiosa, e uno dei motivi è perché studio Fisica. Sì, è vero, è stata la scelta più folle della mia vita ma, quando l’ho fatta, sapevo che mi sarebbe piaciuto studiare come riassumere l’Universo in leggi concise e ben ordinate.
Ciò che non sapevo è che avrei avuto l’opportunità di lavorare in contesti interazionali, stravolgendo totalmente il mio punto di vista su molte cose, e che interagire con persone di culture diverse mi avrebbe messo ogni volta di buon umore, specie se a tavola o davanti a una birra; non sapevo nemmeno che avrei imparato a vivere lontano da casa, sperimentando innumerevoli partenze e ritorni, ed i maledetti sentimenti contrastanti che ne derivano.
Oltre ciò che dice la gente, qualcosa ho imparato a capirla anch’io di me.
Mi piace osservare le persone per capire cosa c’è oltre la superficie. Non mi piacciono le persone banali, preferisco quelle che sembrano tali, ma poi nascondono dietro un mondo. Non mi piacciono gli anticonformisti a tutti i costi. Mi piace chi ascolta prima di parlare.
Mi piace l’ordine e l’armonia, ecco perché la danza è una mia grande passione: mi basta vedere un ballerino fare due pirouette o un grand jetè e sono felice.
Credo nel valore del cibo: tra cucinare e mangiare in compagnia non saprei scegliere cosa mi fa stare meglio. Mi diletto a preparare ricette sempre nuove, adoro alcuni piatti orientali, ma non rinuncerei mai ai sapori della mia terra.
Mi incuriosisce esplorare nuovi luoghi, ognuno con le sue tradizioni, ma fino ad ora niente è mai riuscito ad acquietarmi come il mare di Napoli col Vesuvio sullo sfondo. Per me dire Napoli è dire Massimo Troisi perché “Con lui ho capito tutta la bellezza di Napoli, la gente, il suo destino, e non m’ha mai parlato della pizza, e non m’ha mai suonato il mandolino”.
A proposito di casa e di ciò che mi piace, credo nel potere dell’aggregazione e dell’attivismo giovanile e, fortuna ha voluto che incontrassi persone con visioni a tratti uguali e a tratti opposte, ma che si combinano perfettamente, e trovano modo di esprimersi in quella che è Tutta n’ata storia. Personalmente, mi occupo della rubrica scientifica di questo sito, che mette sempre a dura prova la mia capacità di spiegare concetti complicati in parole semplici. Il titolo della sezione è “Dove andremo a finire?” e la risposta è in ogni articolo in cui si parla di futuro, sostenibilità ambientale, progresso scientifico e tanti altri fatti.