Dai Vinili a Spotify: com’è cambiata la musica?
A cosa ha portato l´evoluzione dei supporti tecnologici per ascoltare musica? È possibile un ritorno al vinile? Cerchiamo di capirlo insieme.
Guardare una puntata di “Black Mirror” fa sempre un certo effetto. Secondo la serie di Charlie Brooker, l’avanzare della tecnologia prima o poi colpirà tutto e tutti!
Con la musica, purtroppo o per fortuna, lo ha già fatto e sta continuando a farlo sotto i nostri occhi; in pochi anni siamo passati da avere cataste di vinili e cassette sparse per casa a Spotify che ci permette di ascoltare milioni di canzoni in streaming.
Già negli anni ´80 gli appassionati di musica sono stati “costretti” ad abbandonare il vinile per passare al Compact Disc. Un primo passo verso la digitalizzazione della musica, che ad oggi non ci permette (quasi) più di “toccare” una canzone, ma di inviarla, masterizzarla e ascoltarla con le cuffie ovunque. È strano pensare a come sia cambiata inevitabilmente anche l´esperienza di ascolto. Immaginate gli ascoltatori degli anni ´70: è uscito il nuovo singolo di Adriano Celentano e che si fa? Si esce a comprarlo e lo si ascolta a casa, magari con qualche amico.
Oggi, invece, si aspetta la fatidica ora X sulla pagina Facebook o Instagram dell´artista e alla fine, il singolo lo si compra su iTunes (anche se a breve sparirà anche quello) oppure lo si ascolta in streaming su Spotify. Nel migliore dei casi, si aspetta l´uscita dell´album e si corre a comprare il disco vero e proprio. Quello che prima poteva sembrare così lontano, oggi invece è lì ad un click.
È, quindi, cambiato anche lo stesso concetto di “acquistare” musica. Sono spariti quasi tutti i negozi di dischi e i pochi che resistono sono costretti a fare i conti con i grandi distributori come La Feltrinelli o MediaWorld.
A contribuire a quest´evoluzione sono stati sicuramente anche i video musicali, che occupano circa la metà dei contenuti YouTube. È importante per un artista avere un video forte, perché potrebbe cambiare le sorti della diffusione del singolo e della messa in radio.
Insomma, del vecchio vinile sembra non esserci davvero più nulla! Da un paio di anni a questa parte, però, alcuni artisti hanno deciso di rilanciare il caro amico della puntina: hanno scelto infatti di incidere gli album in una doppia versione, una per disco e una per vinile. Avere un qualcosa di così diverso tra le mani ne fa l’oggetto del desiderio di molti appassionati. Questa nuova tendenza, sembra attirare tantissimi ascoltatori. Chi prova il suono del vinile non può più farne a meno: un suono caldo e morbido, che non si riesce a capire a fondo, fino al momento dell´esperienza di ascolto.
Quello che, forse, la storia di dischi, streaming e vinili ci insegna è che, nonostante tutto, la musica rimane costituita da emozione, ricordi. E il fatto di avere un qualcosa di tangibile tra le mani gioca molto sulla mente dell´ascoltatore, che, a distanza di anni, nonostante i costi minori e a volte quasi nulli dello streaming, decide di spendere i propri soldi in dischi e vinili. Chi compra musica, compra un´emozione; e quando si ha la grande opportunità di riuscire addirittura a toccare con mano un´emozione, oltre che a percepirne la melodia, conviene sfruttarla.
“In direzione ostinata e contraria” come Fabrizio De André. Ascolto troppi dischi, vado a molti concerti e riverso le mie sensazioni su fogli Word scritti in Helvetica. La mia musica è sempre lì: tra i miei abissi e le mie montagne, pronta ad accogliermi come un vinile di Chet Baker. Faccio liste che lascio sparse in giro per casa, perché mi aiutano a mettere in ordine i pensieri, le idee e i film che devo assolutamente vedere prima di morire.
Mi piacciono: la politica che mi fa sentire viva, le storie dei matti e le storie folli, i luoghi abbandonati, Kurt Cobain, la violenza sul grande schermo, i tatuaggi, i nei, il mare d’inverno, l’Islanda e l’Africa, il numero 7 che mi ricorda che ci si può dedicare una vita intera alle passioni, Peaky Blinders e Vikings, la mia Albania, perdermi tra le Chiese e i vicoli di Napoli, l’orgoglio che ci metto nel dire che sono del Sud, il giradischi che ho comprato lavorando per qualche mese ad Amnesty International e la mia (ancora piccola) collezione di vinili.