“Se i delfini venissero in aiuto”: un racconto di “pescatori di uomini”
In un tempo in cui gli immigrati sono sulla bocca di tutti, Erri De Luca prova a portare un po’ di umanità e rispetto nei confronti di chi vive un’esperienza di sopravvivenza ogni giorno, in mezzo al mare.
Due settimane a bordo della nave salvataggio Prudence di MSF (Medici Senza Frontiere) bastano ad Erri De Luca per ribadire quanto già aveva scritto, nel 2005, in “Solo andata” (in cui ripercorreva il viaggio di migranti clandestini dall’Africa verso le nostre coste). Quindici giorni di avvenimenti che gli hanno inciso un tatuaggio dalla parte interna della pelle, una scala di corda dal cui ultimo scalino, lo scrittore ha “visto spuntare una per una le facce di chi risaliva dal bordo di un abisso. Stipati in una zattera, scalavano i gradini della loro salvezza”.
Come sempre, attraverso la sua inconfondibile poeticità, Erri De Luca sa affrontare temi non banali, come quello dell’immigrazione, e riesce a far riflettere sulle vite in viaggio nel mare nostrum, verso di noi, verso la salvezza. Lo fa descrivendo le situazioni che vive nelle due settimane nel Mediterraneo, insieme a tredici pescatori di anime, uniti dall’obiettivo di recuperare quanti più migranti possibili in seguito ai naufragi e dare loro il primo soccorso, una prima speranza donando loro tranquillità prima di affrontare le nuove sfide che li attendono sulla terra ferma.
Non solo parole usa Erri in questo libro, ma anche diverse foto, per farci comprendere quanto a volte i testi non bastino. Le pagine riportano le sensazioni, le paure, le preoccupazioni e le riflessioni di una persona che ha voluto immergersi totalmente nell’anima di chi ogni giorno è a contatto con la morte, ma anche con la vita, con il respiro di chi riesce a portare in salvo. È un libro che lascia il segno, come quasi ogni libro di De Luca, e che insegna. Ci spinge a non fermarci ai pregiudizi, a ciò che si dice troppo spesso di chi “invade” la nostra terra, ma di andare oltre, di comprendere pienamente la condizione di chi rischia la vita per cercare uno spiraglio di luce in un nuovo posto, attraverso il mare, luogo troppo spesso senza appigli.
Sono Gabriele, studio architettura nella splendida cornice di Napoli e scrivo per Tutta N’ata storia insieme ad un gruppo di amici ormai da un bel po’, nella convinzione di riuscire a reinventarsi sempre, nonostante tutto. Questa esperienza è nata quasi per caso ed insieme a tante altre ha fatto di me la persona che sono oggi, una persona diversa da ieri e anche da domani, che non vuole mai smettere di crescere e di imparare continua a leggere