Tre curiosità verso “Viaggi di carta e note”: Gazzè, Mallarmé e “Elemosina”

Venerdì 20 aprile si terrà “Viaggi di carta e note”, l’evento organizzato dalla nostra associazione in preparazione a “Caccia al libro: #viaggidicarta tra le strade abatesi” e più in generale alla Giornata Internazionale del Libro e al Maggio dei Libri. Nell’attesa, ecco la prima di tre curiosità sul connubio da sempre esistente tra musica e letteratura.

Manca poco a “Viaggi di carta e note”, una serata pensata per celebrare la lettura con l’aiuto della musica. Insieme all’associazione Il trillo parlante, noi di Tutta n’ata storia proveremo ad offrirvi un’insolita esperienza di ascolto: passi di libri si alterneranno a canzoni suonate dal vivo, mostrando come musica e letteratura riescano, talvolta, a fondersi senza confondersi.

Questo connubio è, in realtà, da sempre esistito. Ed è per questo che abbiamo preparato a tal proposito tre curiosità in vista dell’evento di venerdì 20 aprile.

La prima riguarda Max Gazzè e il poeta francese Stephane Mallarmé. Sapevate che la canzone “Elemosina” di Gazzè non è altro che la traduzione in italiano, arrangiata, di un testo proprio di Mallarmé? Il cantautore ha dichiarato di essere attratto dalle cosiddette “pecore nere” della poesia francese ottocentesca e, dunque, di aver voluto omaggiare con questo brano – contenuto nell’album “Max Gazzè” del 2000 – uno dei suoi compositori preferiti. Mallarmé, inoltre, è citato dal cantante anche in un altro pezzo, “Su un ciliegio esterno”, che fa parte dello stesso album.

Per altre curiosità, seguite la nostra pagina Facebook e l’evento “Viaggi di carta e note”. E, ovviamente, vi aspettiamo nella nostra sede, in via Roma 213 a Sant’Antonio Abate, per la serata di venerdì 20 aprile, a partire dalle ore 21.00.

Di seguito, il testo tradotto della poesia di Mallarmé e, poi, il video della canzone di Gazzè.

 

Elemosina – Stéphane Mallarmé

Prendi questa borsa, Mendicante!
Tu non l’hai carezzata
vecchio poppante a una mammella avara
per distillarne soldo a soldo il tuo
rintocco funebre.

Ma cava dall’amato
metallo qualche estroso
peccato e vasto come noi, quando a manciate
lo baciamo, e soffia, che si torca!
Un’ardente fanfara.

Tutte chiese
velate dall’incenso queste case
quando ai muri cullando una bluastra
fosforescente tacito il tabacco
svolge orazioni,
e l’oppio strapotente
sbaraglia i farmachi! Anche tu,
stracci e pelle, vuoi forse lacerare
la sete e bere con la tua saliva
un’inerzia felice,
nei caffè
principeschi attendere il mattino?

Soffitti sovraccarichi di ninfe
e veli; si getta al mendicante
oltre i vetri un festino.

E quando esci
vecchio dio, tremando nel tuo sacco
d’imballaggio, l’aurora è come un lago
di vino d’oro e tu giuri d’avere
le stelle in gola!

Invece di contare
il luccicante tuo tesoro, almeno
potrai pavoneggiarti di una piuma,
accendere a completa al santo in cui
ancora credi, un certo.

Non pensate che io
dica follie: vecchi la terra s’apre
a chi crepa di fame. Odio un’altra
elemosina e voglio che mi scordi.

Soprattutto, fratello, non andare
a comprarti del pane.

Feliciana Mascolo

“Devi cambiare d’animo, non di cielo”: la frase che mi ripeto più spesso quando mi viene voglia di scappare; ma restare mi piace di più. Credo nelle radici anche quando meriterebbero di essere estirpate. Il mio primo amore è stato – ed è – il calcio. A 14 anni ho iniziato a seguire il Sant’Antonio Abate, prima da appassionata e poi da addetto stampa: Eccellenza, serie D, Eccellenza e continua a leggere