IL RITORNO DE LA MASCHERA: “ParcoSofia” e altri luoghi incantati

Ve lo avevamo già annunciato con una foto apparsa mercoledì sulla nostra pagina.
Noi di “Tutta n’ata storia” siamo stati al Cinema Astra di Napoli alla presentazione di “ParcoSofia”, il nuovo album della band partenopea La Maschera.
In occasione dell’uscita ufficiale, abbiamo acquistato il disco e, a giudicare dal primo ascolto, in questo “parco” si passeggia davvero bene e ci si diverte pure!

Il nome è un omaggio al luogo che ha visto crescere Roberto Colella (cantante), un vero e proprio posto reale, un parco di Villaricca, appunto, insieme alla traduzione letteraria di “moderarsi in sapienza”, un consiglio da tenere bene a mente in un’epoca dove tutti credono di conoscere troppo.

L’album si apre con una nuova versione di “Te vengo a cercà”, canzone già uscite in precedenza come singolo, musicata e scritta in collaborazione con LayeBa, il cantante senegalese che ha influenzato il viaggio musicale de La Maschera.
Nuove sonorità, ritmi e sentimenti vicini all’Africa, un posto che paradossalmente somiglia molto alla Napoli bella, quella dei colori e della “gente di mare”.
Il napoletano e il senegalese si sposano perfettamente, non solo in questo brano, ma anche in “Salaam Aleikum”, saluto tipicamente arabo che significa “la pace su di voi”.

E su “Senza fà rummore” la musica continua con l’inconfondibile sax del maestro Daniele Sepe, altro grande napoletano che ha contribuito alla crescita di questo giovane gruppo.
Si arriva, poi, a piccole chicche come “Serenata”, una cover che da quasi due anni Roberto esegue live al pianoforte, riuscendo ad incantare e a fermare la folla con la forza della sua voce e che si sposa perfettamente a questa nuova versione registrata; “Palomma ‘e mare”, un aneddoto vissuto molti anni fa, “Case popolari” e “Me sento sicuro” dove canta “vuless turnà a essere criatur”, dove esprime la paura di non guardare più le cose con la stessa innocenza di un bambino.

“ParcoSofia” è un viaggio alla ricerca dei ricordi, delle storie e dei volti di tante persone. Un disco maturo, ma musicato e cantato con la stessa spensieratezza di “O’ vicolo e l’alleria”, il loro primo lavoro.

Dopo tanta attesa, possiamo affermare che anche questa volta La Maschera ha fatto centro, riuscendo a racchiudere anime e vissuti in un unico grande luogo, in questo caso un parco, dove speriamo possiate entrare anche voi!
L’ingresso è gratuito su Spotify https://open.spotify.com/album/4yssolGkW2S22f087mtIqO
Se volete, però, provare l’esperienza di entrarci sul serio, vi consigliamo l’acquisto del disco fisico presso i punti vendita che trovate qui https://www.facebook.com/lamascheraofficial/posts/949673631837838 al solo costo di 10€.
Ascoltate “ParcoSofia” e fatelo vostro.

Noi intanto, non abbiamo voluto svelarvi di più. Ma una cosa possiamo dirvela: il 21 settembre saremo a Fisciano e intervisteremo proprio loro, La Maschera.
Se avete qualcosa da chiedere, qualche curiosità, quello che non siete riusciti a spiegarvi o avete voglia semplicemente di fargli arrivare un pensiero, scrivete a noi, saremo i vostri messaggeri e riusciremo sicuramente a farci raccontare “n’ata storia”!

Mariasofia Mucci

"In direzione ostinata e contraria" come Fabrizio De André.  Ascolto troppi dischi, vado a molti concerti e riverso le mie sensazioni su fogli Word scritti in Helvetica. La mia musica è sempre lì: tra i miei abissi e le mie montagne, pronta ad accogliermi come un vinile di Chet Baker. Faccio liste che lascio sparse in giro per casa, perché mi aiutano a mettere in ordine i pensieri, le idee e i film che devo assolutamente vedere prima di morire. Mi piacciono: la politica che mi fa sentire viva, le storie dei matti e le storie folli, i luoghi abbandonati, Kurt Cobain, la violenza sul grande schermo, i tatuaggi, i nei, il mare d’inverno, l’Islanda e l’Africa, il numero 7 che mi ricorda che ci si può dedicare una vita intera alle passioni, Peaky Blinders e Vikings, la mia Albania, perdermi tra le Chiese e i vicoli di Napoli, l’orgoglio che ci metto nel dire che sono del Sud, il giradischi che ho comprato lavorando per qualche mese ad Amnesty International e la mia (ancora piccola) collezione di vinili.

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