REFERENDUM LOMBARDIA-VENETO: COS’È SUCCESSO?
Voglia di autonomia. Ieri, 22 ottobre, parte dell’Italia è stata teatro di un referendum dall’esclusivo valore consultivo. I cittadini di Veneto e Lombardia si sono recati alle urne per rispondere ad un quesito che, in sostanza, recitava: “Vuoi che a queste due Regioni siano attribuite ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia?” .
Voglia di autonomia sì, ma nel rispetto dell’articolo 116 della Carta Costituzionale, il quale prevede che determinate competenze esclusive dello Stato sancite dall’articolo 117 siano attribuibili alle Regioni. Ad esempio, le Regioni non potranno mai avere autogoverno in merito a questioni come immigrazione e rapporti internazionali. Di fatto, la maggiore autonomia per cui si è votato si risolve in un più ampio potere di gestione delle risorse economiche relativamente all’organizzazione della giustizia di pace, dell’istruzione e in tema di tutela dell’ambiente. Ora, i governatori di Veneto e Lombardia, forti del consenso popolare, potranno avviare una trattativa-intesa con lo Stato – come previsto dall’articolo 116 – che culminerà con una legge. Tale legge dovrà ricevere l’approvazione del Parlamento.
Il referendum ha visto particolarmente coinvolti i cittadini del Veneto: ben il 57% di loro è andato a votare. Di questi il 98,1% ha detto “sì”. Raggiunto il quorum del 50%+1 fissato.
Non c’era quorum, invece, in Lombardia, dove, armato di tablet per la nuova modalità di voto elettronico, si è presentato il 37% degli aventi diritto. Anche qui, comunque, plebiscito di “sì” (95,3%).
Alle polemiche per le grandi spese sostenute e alla bagarre dovuta ad alcuni guasti tecnici durante e dopo il voto, si sono uniti i timori post-risultato: questa voglia di autonomia potrà diventare di assoluta indipendenza e tradursi in una secessione nord-sud? Per il momento, non c’è alcun pericolo: il quesito referendario non prendeva assolutamente in considerazione questo aspetto.
Certo è che il mondo va sempre più a chiudersi in piccoli paeselli, ognuno vuol restare al calduccio di casa propria, tra quattro mura e indifferenza verso l’altro che ne sta fuori: non è una direzione che ha preso la politica, ma la società, e – referendum a parte – è forse di questo che dovremmo veramente preoccuparci?
A cura di Feliciana Mascolo
“Devi cambiare d’animo, non di cielo”: la frase che mi ripeto più spesso quando mi viene voglia di scappare; ma restare mi piace di più. Credo nelle radici anche quando meriterebbero di essere estirpate.
Il mio primo amore è stato – ed è – il calcio. A 14 anni ho iniziato a seguire il Sant’Antonio Abate, prima da appassionata e poi da addetto stampa: Eccellenza, serie D, Eccellenza e continua a leggere