NOBEL PER LA FISICA 2017: UN’OCCASIONE PERSA PER L’ITALIA?

Circa un mese fa, è stato assegnato il premio Nobel per la fisica 2017 agli scienziati Rainer Weiss, Kip S. Thorne e Barry C. Barish, “per il loro decisivo contributo al rivelatore statunitense LIGO e alla osservazione delle onde gravitazionali”. La notizia dell’osservazione delle onde gravitazionali, avvenuta il 14 settembre 2015, era giunta praticamente a chiunque, anche al di fuori del mondo scientifico, data la continua associazione ad Albert Einstein. Fu proprio lui, ormai un secolo fa, a sviluppare infatti la Teoria della Relatività Generale, fondata su un’idea a quei tempi rivoluzionaria: ribaltare i concetti di spazio e tempo. Fino ad allora, queste erano state considerate come due entità separate; ma Einstein lo ritenne superfluo, così introdusse lo spazio-tempo. Sulla base di questa assunzione, le interazioni gravitazionali possono essere pensate come una deformazione dello spazio-tempo. Banalmente, possiamo vederla così: il mondo è lo spazio-tempo, e noi, innocui corpi dotati di massa, muovendoci al suo interno, non facciamo altro che deformarlo continuamente.
Ebbene, questo è quanto aveva teorizzato Einstein. Come ogni teoria scientifica, doveva essere osservata sperimentalmente, o meglio, dovevano essere verificati i suoi effetti fisici, tra cui le onde gravitazionali, cioè onde che si propagano nello spazio-tempo in seguito ad un evento come la collisione di due buchi neri o stelle di neutroni. Questo è quanto accaduto il 14 settembre 2015, quando gli appositi rivelatori hanno catturato il segnale corrispondente ad un’onda gravitazionale. I rivelatori che hanno captato le onde sono stati LIGO, negli USA, e VIRGO, a Cascina, in provincia di Pisa.
Dal momento dell’osservazione delle onde all’assegnazione del premio, c’è stata grande suspense tra i fisici italiani, che speravano in una parte del riconoscimento, data la stretta collaborazione con la componente americana dell’esperimento. Il campo della fisica in Italia non è nuovo a premi di questo calibro: dal grande Enrico Fermi, pietra miliare della fisica moderna, a Carlo Rubbia, ultimo vincitore italiano del Nobel nel 1984. La mancata assegnazione del premio di quest’anno ha perciò creato un po’ di malcontento tra la comunità scientifica italiana. Tuttavia, ci si può accontentare della grande riconoscenza nei confronti del team italiano, da parte dei vincitori e non solo; in particolare, è stato precisato il fatto che il progetto includeva numerose collaborazioni, in tutto il mondo, per cui, per premiare la scoperta è stato necessario selezionare solo gli scienziati a capo dell’intero progetto. È davvero questo uno dei casi in cui l’importante è partecipare, oppure dovremmo vederla come una sconfitta immeritata per il nostro Paese?
Fonti: www.lescienze.itwww.repubblica.it

Melania D'Aniello

Come si fa a descrivere se stessi? Non lo so, ma so quello che gli altri dicono di me.

Qualcuno dice che io sia ostinata e rompiscatole. Tutti dicono che io sia coraggiosa, e uno dei motivi è perché studio Fisica. Sì, è vero, è stata la scelta più folle della mia vita ma, quando l'ho fatta, sapevo che mi sarebbe piaciuto studiare come riassumere l’Universo in leggi concise e ben ordinate.

Ciò che non sapevo è che avrei avuto l’opportunità di lavorare in contesti interazionali, stravolgendo totalmente il mio punto di vista su molte cose, e che interagire con persone di culture diverse mi avrebbe messo ogni volta di buon umore, specie se a tavola o davanti a una birra; non sapevo nemmeno che avrei imparato a vivere lontano da casa, sperimentando innumerevoli partenze e ritorni, ed i maledetti sentimenti contrastanti che ne derivano.

Oltre ciò che dice la gente, qualcosa ho imparato a capirla anch’io di me.

Mi piace osservare le persone per capire cosa c’è oltre la superficie. Non mi piacciono le persone banali, preferisco quelle che sembrano tali, ma poi nascondono dietro un mondo. Non mi piacciono gli anticonformisti a tutti i costi. Mi piace chi ascolta prima di parlare.

Mi piace l’ordine e l’armonia, ecco perché la danza è una mia grande passione: mi basta vedere un ballerino fare due pirouette o un grand jetè e sono felice.

Credo nel valore del cibo: tra cucinare e mangiare in compagnia non saprei scegliere cosa mi fa stare meglio. Mi diletto a preparare ricette sempre nuove, adoro alcuni piatti orientali, ma non rinuncerei mai ai sapori della mia terra.

Mi incuriosisce esplorare nuovi luoghi, ognuno con le sue tradizioni, ma fino ad ora niente è mai riuscito ad acquietarmi come il mare di Napoli col Vesuvio sullo sfondo. Per me dire Napoli è dire Massimo Troisi perché “Con lui ho capito tutta la bellezza di Napoli, la gente, il suo destino, e non m'ha mai parlato della pizza, e non m'ha mai suonato il mandolino”.

A proposito di casa e di ciò che mi piace, credo nel potere dell’aggregazione e dell’attivismo giovanile e, fortuna ha voluto che incontrassi persone con visioni a tratti uguali e a tratti opposte, ma che si combinano perfettamente, e trovano modo di esprimersi in quella che è Tutta n’ata storia. Personalmente, mi occupo della rubrica scientifica di questo sito, che mette sempre a dura prova la mia capacità di spiegare concetti complicati in parole semplici. Il titolo della sezione è “Dove andremo a finire?” e la risposta è in ogni articolo in cui si parla di futuro, sostenibilità ambientale, progresso scientifico e tanti altri fatti.

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