EDICOLE VOTIVE, ‘E LUCE CHE FECERO JUORNO ‘A SERA
Le strade di Napoli tornano ad affollarsi di “volti senza fretta” che – affascinati – indagano palazzi, basiliche, presepi e storici cortili percorrendo chilometri di vecchi vicoli, senza accorgersi che silenziosamente a’ Maronna l’accumpagna. E non è la sola!
Gesù, Giuseppe, (soprattutto Maria) e altri santi sorvegliano Napoli più o meno dall’alto, dalle loro nicchie, altarini e tabernacoli: le centinaia di edicole sacre che costellano i vicoli del centro città.
L’edicola (dal latino aedicula, da aedes: tempio) affonda le sue radici in età ellenistica, già i greci infatti solevano innalzare miniature di templi in onore delle divinità da essi venerate. Un uso, dei greci prima e dei romani poi, che si è tenuto in vita così a lungo da vedere l’iconografia cristiana sostituirsi agli idola pagani e che in una città come Napoli, tanto greca quanto romana, ha potuto sviluppare radici forti grazie ad una religiosità ancora molto profonda che spesso tiene insieme sacro e profano. Innalzate per grazie ricevute o in ricordo dei defunti, costruite da cittadini o confraternite, volute dal popolo una volta superate carestie ed eruzioni o dalla chiesa Controriformista per “cristianizzare” il popolo analfabeta attraverso la lettura delle immagini sacre.
Sembra, però, che le edicole abbiano subito un importante incremento intorno alla metà del ‘700. Durante il regno di Carlo III di Borbone, è noto a Napoli il domenicano Gregorio Maria Rocco, conosciuto come Padre Rocco, protettore dei derelitti, che pare “si sia servito” delle edicole sacre per rendere più sicure le strade napoletane. I malviventi, approfittando dell’oscurità, distruggevano ripetutamente le rare lanterne che illuminavano pochissimi punti della città e tendevano degli agguati a chi frequentava le buie strade di Napoli senza essere accompagnato, costringendo i più a chiudersi in casa dopo il tramonto.
Sfruttando il timor di Dio tanto sentito dai napoletani, Padre Rocco incoraggiò la creazione di ulteriori nicchie e piedistalli nelle zone più scure e/o più frequentate della città e invitò i buoni cristiani ad assicurarsi che ai santi e alle madonne non mancasse mai la luce, nemmeno durante la notte, ‘ché spegnere una lanterna è un fatto, spegnere i ceri ai santi è peccato, pure per i delinquenti. Così le edicole sacre si trasformarono in un piccolo sistema di illuminazione stradale che certo nulla ha a che vedere con l’illuminazione pubblica che arrivò molti anni dopo, ma che, in qualche modo, rese i vicoli un po’ più sicuri tenendo insieme, ancora una volta, sacro e profano. Troppo spesso abbandonate e tutt’altro che sacre, piccoli monumenti quelle più antiche (non raramente realizzate da artisti), le edicole sono anch’esse espressione d’arte e degli stili architettonici che hanno interessato la nostra città.
Pure agli angoli dei muri più “fetenti”, aizate ‘a capa, potreste ammirare le prime luci di Napoli.
La più realista tra i sognatori, la più disfattista degli ottimisti. Una perfezionista, dicono in molti. Futuro architetto, innamorata dell’arte in ogni sua forma. Mi piace osservare, scovare il dettaglio sfuggito al primo sguardo. Camminare a testa alta, perché ho imparato che la prospettiva sa cambiare di continuo e – con gli occhi bassi – si perde tanta bellezza.
L’università mi ha trasformata in continua a leggere