ALEX ASSALI. LA GRATITUDINE È LA MEMORIA DEL CUORE
Oggi, 14 gennaio, è la “Giornata mondiale del migrante e del rifugiato”. Noi di Tutta n’ata storia vogliamo raccontarvi ancora di Alex Assali, un rifugiato siriano, mai finito sulle prime pagine dei nostri più importanti quotidiani poiché la sua storia non parla affatto di terrorismo o di illegalità.
Pare sia stata raccontata per la prima volta dal quotidiano inglese The Telegraph e poi ripresa da alcuni giornali e siti di informazione.
È una di quelle belle storie che non fanno troppa notizia, almeno non da noi; una di quelle che sprofondano tra gli ultimissimi risultati di una ricerca Google, che non alimentano l’odio tra i popoli.
Ve la riproponiamo così, proprio come ve l’abbiamo raccontata nel 2016, perché oggi come allora fa bene al cuore.
Siamo in Germania, Berlino, stazione di Alexanderplatz. Ogni sabato, il trentottenne Alex Assali sistema il suo tavolo da campeggio dinanzi alla stazione: poche pentole, un mestolo, del pane e un pasto caldo per i senza tetto tedeschi.
Lo sappiamo, non vi sembrerà strano che non abbia fatto notizia, del resto si tratta solo di un uomo, come tanti altri, che desidera solo aiutare i meno fortunati. Un uomo.
Alex Assali “nasce” nel 2014 da un cambio di identità. Non sappiamo chi fosse prima. Nel 2007 fugge dalla Siria, da una persecuzione certa, colpevole di aver criticato pubblicamente il regime di Assad.
Costretto ad abbandonare la sua famiglia, vive in Libia per molti anni prima di raggiungere la Germania.
“Il primo giorno non riuscivo a trovare il centro per i rifugiati, così una signora mi ha preso per mano e mi ha accompagnato. So cosa significa non avere niente e vivere sulla strada”.
Un uomo, un immigrato, un rifugiato che desidera “ridare a chi lo ha accolto”.
Alex Assali non è certo un uomo ricco, ma ha un tetto sulla testa, un pasto caldo ed un´immensa gratitudine nel cuore. Un giorno ha semplicemente preparato uno stufato siriano nel suo alloggio, poi è sceso in strada per distribuirlo ai più poveri, contento di condividere la sua fortuna, poi da qui, ogni settimana, un appuntamento fisso con circa 100 persone.
Un appuntamento catturato in una foto e condiviso su Facebook da una persona a lui vicina: al piccolo tavolo da campeggio di Alex si vede fissato un cartello con la scritta “Give something back to German people”.
“Restituire qualcosa al popolo tedesco”.
Non sappiamo cosa faccia oggi Alex Assali e non possiamo assicurarvi che si presenti ancora al suo appuntamento settimanale. Come vi abbiamo già detto, queste sono storie che non fanno notizia, la parte bella del mondo che non ci viene raccontata. Devi andare a cercartela tra le “notizie nascoste”. Nessun aggiornamento è concesso su storie come questa. Meglio cadano nell’oblio.
Non stiamo qui a dirvi che se Alex Assali fosse stato un europeo avrebbe avuto maggiore fama. Non l´avrebbero comunque scritto in prima pagina!
Pensiamo solo sia importante riproporre la sua storia, che a noi sinceramente è rimasta nel cuore, e sottolineare la sua condizione di rifugiato, per tenere a mente, sempre, che generosità, altruismo e gratitudine possono esistere in qualsiasi animo, indipendentemente dalla sua etnia o religione.
Sono le singole persone ad essere colpevoli, non i popoli!
La più realista tra i sognatori, la più disfattista degli ottimisti. Una perfezionista, dicono in molti. Futuro architetto, innamorata dell’arte in ogni sua forma. Mi piace osservare, scovare il dettaglio sfuggito al primo sguardo. Camminare a testa alta, perché ho imparato che la prospettiva sa cambiare di continuo e – con gli occhi bassi – si perde tanta bellezza.
L’università mi ha trasformata in continua a leggere